Unohana: okara alle verdure

Continuano le ricette imparate al corso di cucina jappo… ci hanno spiegato che era un tipico piatto consumato tradizionalmente dai monaci zen.

Ingredienti:
300 g di okara
100 g di carote grattuggiate
4 shiitake secchi
1 piccolo porro in rondelle
1 c.m. di zucchero
2 c.m. di saké
2 c.m. di mirin
2 c.m. di salsa di soja chiara
olio di sesamo
l’acqua di ammollo dei funghi+2 g di brodo vegetale

Procedimento:
Mettere a mollo gli shiitake per mezz’ora in un poca di acqua calda che poi useremo, scolarli, eliminare il gambo e tagliarli a fettine sottili.
Saltare l’okara nell’olio di sesamo per 5-6 minuti.
In un’altra padella saltare carote, shiitake e porro con altro olio di sesamo, poi aggiungere l’acqua di ammollo dei funghi e l’okara precedentemente saltato da solo.

Condire con zucchero, saké, mirin, salsa di soja e cuocere ancora per qualche minuto. La consistenza che ne risulterà é simile a quella di un cous-cous.
La spiegazione di come si fà il tofu da parte dell’esecutore: questo signore (Monsieur Akira Suzuki) era direttore d’azienda e adesso fà l’artigiano “tofaio” (se così si può chiamare) e ci ha fatto vedere come produce il tofu nel suo laboratorio. Ne produce 120 al giorno e ha calcolato che gli ci vorranno ancora due anni per raggiungere la perfezione nel tagliarlo (operazione che esegue ancora a mano come si faceva una volta!). Produce il tofu a Parigi, con soja giapponese che importa direttamente dal suo Paese, come facevano anticamente.

Ho rifatto ancora questo piatto, ed é sempre buono, ma oltre alle carote e al porro ho messo anche delle zucchine tagliate a cubetti e del sedano, nel procedimento non ho cambiato niente, ero tentata di aggiungere anche cipolla e aglio, ma non volevo ricreare il sapore dei nostri classici soffritti… volevo rimanesse un piatto caratteristico Jappo, ecco il risultato:

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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
  1. ma al corso c’è anche Mario Luzzato Fegiz??? O_O

    cmq complimenti pizza, questa ricetta jappo mi piace moltissimo!!
    sei bravissima 😀

    cosa sono il sakè e il mirin??
    forse spezie???

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  2. Che bel piattino colorato…
    Interessantissimo, questo corso che hai seguito !!!

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  3. Anch’io vorrei sapere cosa è il mirin? Buono questo piatto!

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  4. Un altro impiego per l’okara che finora non ho mai assaggiato. Avevo letto che va consumata in piccole quantità perché altrimenti “intoppa”. L’ho letto qui: http://www.ivu.org/italian/recipes/tofu.html. Questa inoltre è un’ottima ricetta per fare il tofu in casa.

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  5. Ricettazza interessante come tutte le ricette che utilizzano l’okara! ^_^

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  6. Che bel piattuzzo!!! 😀

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  7. slurposo come al slito!!!!!!!!!!!!!!!!!

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  8. Il sake è una bevanda alcolica tipicamente giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso. Per questo motivo viene anche chiamato “vino di riso”.
    Il vino di riso conosciuto in Occidente come “sake” è di un tipo particolare chiamato nihonshu “alcol giapponese” in giapponese. In Giappone, la parola sake significa semplicemente bevanda alcolica.

    Il mirin è una sorta di sakè dolce giapponese da cucina. Le materie prime sono rappresentate dal riso glutinoso cotto a vapore e il liquore di riso. È un elemento culinario indispensabile per la cucina giapponese.

    Info trovate su Wikipedia: strumento molto interessante! Usatelo: si scoprono tante cose!

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  9. Ciao Pizza e complimenti, molto spesso non ho un secondo per commentare ma di te sono ammirata, sei molto brava!vorrei chiederti un consulto giappo..la mia mail è annalisaPUNTOmalerbaATliberoPUNTOit spero di sentirti!Un abbraccione

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  10. Ciao! Il piatto si chiama Unohana 卯の花.

    Il nome gli venne dato perchè l’okara è completamente bianco, candido, proprio come il fiore della Deuzia (卯木) .
    Questo per non dover sottolineare il senso di “vuoto” cui il nome okara fa riferimento.

    Mentre per le spiegazioni del Sake e Mirin, lascio spazio alla bravissima autrice del post.

    Ciao!

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  11. Grazie mille leaf! Il corso che faccio é più una dimostrazione: loro cucinano e il pubblico guarda, nel mio caso prendendo più appunti possibile, ma la sperimentazione si effettua poi a casa… Per quanto riguarda i nomi dei piatti tendono a non darli in lingua originale: peccato. Anche l’okara non lo chiamano con il suo nome é come se temessero di fare troppa confusione nelle ns deboli menti (devo dire che non hanno tutti i torti quando senti le domande che pongono gli astanti!). In questa ricetta infatti ci hanno consigliato di usare la salsa di soja chiara (o di diluire quella scura) per non colorare troppo l’okara… cosa che a me non é proprio riuscita in pieno! Ma non metto la foto del loro piatto perché ci avevano aggiunto dei gamberetti, che francamente trovo contrastino un poco con l’idea di piatto del monaco zen che ci hanno suggerito. Ma anche questo credo sia un adattamento per rendere il piatto più attraente agli occhi dei francesi.

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  12. Guarda allora posso solo ripetermi, Brava! Io l’ho mangiato quotidianamente in Giappone, è un piatto per cui vado matta. E a giudicare dal faccino, sembra proprio perfetto.
    Quanto ai gamberi, ti dirò, un giorno sono andata in una “osteria” tradizionale nei pressi di Kamakura e, ne hanno di tutti i tipi, comprese versioni cariche di pesci, crostacei e molluschi.

    Personalmente il mio preferito è proprio la versione (l’inimitabile!) da te proposta con aggiunta di bambù e konnyaku.

    Sai, i giapponesi hanno un pò tutti questo atteggiamento. Ci tengono a farsi conoscere, ma sono estremamente prevenuti riguardo la disponibilità dei nostri palati verso i loro sapori. Spesso ingiustificatamente. E a tale proposito proprio non capisco perchè hanno scelto il sushi come gagliardetto della loro cucina. A mio parere è forse il piatto più “ostico” in tutta la loro cucina.

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  13. Devo dire, senza falsa modestia ma con vera immodestia, che quando preparo i piatti a casa sono proprio come quelli che ci hanno dato loro in degustazione alla fine delle dimostrazioni. Questo vuol dire che le ricette scritte che ci danno sono molto precise, ma anche che riesco a riprodurle con un certo grado di fedeltà: cosa che mi riempie di gioia e dà credito alla mia teoria secondo la quale sono una giapponese reincarnata! Quando sono andata a Tokyo ero ancora onnivora e quando ci vedevano entrare nei kaïtenzushi si affrettavano a prepararci strani rotolini pieni di maionese che restavano sistematicamente a… girare in tondo! Ho postato questa ricetta anche perché le altre che usavano l’okara erano più per l’utilizzo negli impasti di pani e torte. Per quanto riguarda il Konnyaku ce l’ho in frigo e lo devo usare proprio oggi pm per una ricetta, se ce la faccio la pubblico entro stasera.
    Un paio di anni fa ho assistito anche a delle dimostrazioni del grande chef Jappo Koyama che spiegava come trattare il pesce per farne sashimi ma non mi ha mai ispirata questa cosa e quindi non ho perseverato. Mi infastidiva il fatto di non poter fare a casa dei piatti semplici e cotti, ma poi per fortuna qui le cose si sono mosse e ora ci sono un sacco di occasioni per imparare!

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  14. meraviglioso! sono un’autentica analfabeta in questo campo ma la tua ricetta è così precisa che mi fa venir voglia di provare…
    (a proposito, bellissimo anche il piatto!)

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  15. Già io sono un patito del Giappone, mi presenti questi piatti qua e poi do giù di testa!! 🙂 questo piatto lo proverò!! ispira molto!!
    Ignoravo sino ad ora l’okara, rimedierò!! ^^

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  16. Questa me la stavo perdendo, ho giusto dell’okara in frigo che mi aspetta questa a da farsi assolutamente, Pizza sei un portento con il tuo corso 🙂 Bravissima e grazie degli spunti 😉

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