L’anima delle cose

Può una persona che rispetta gli animali e l’ ambiente che la circonda, non credere che anche gli oggetti di uso quotidiano interagiscano con lei? Nooo!

Bene, quello che sto per fornirvi è materiale sufficiente a far si che mi internino! A parte gli scherzi, non vi è mai capitato di affezionarvi particolarmente a qualcosa che usate quotidianamente? L’ auto, la moka con cui fate quel buon caffé, quel maglione che non ha niente di speciale ma che guai a farlo finire nella raccolta per i poveri, eccetera… Come mai ci capita questo? Ve lo siete mai chiesto? In molti casi sono i ricordi a tenerci “legati” a degli oggetti, in altri sono i sentimenti con cui ci avviciniamo ad essi quando li usiamo. Come il rito del caffé quando ci sono ospiti: il caffé sarebbe forse meno buono senza il piattino sotto la tazzina? Di sicuro no, ma quel piattino, la zuccheriera che prendiamo solo se usiamo quel determinato servizio, i tovagliolini ben piegati e il piatto coi biscotti, rendono questo semplice rito diverso. Perché in quel momento diamo importanza a determinati oggetti che accompagnano le nostre azioni. Per questo anche con altre cose di uso quotidiano dovremmo metterci più rispetto nel trattare con loro. Come quando la macchina non parte al primo giro di chiave: prima di inveirle contro, sarebbe meglio chiederci cosa abbiamo fatto di male noi affinchè questa non ne voglia sapere! Magari sarebbe stato sufficiente quel controllo dal meccanico che per pigrizia continuiamo a rimandare… Ve lo dice una, che in questo periodo ha problemi col pc: é sicuramente un po’ antico, ma ci sono affezionata. Dovrei farmene una ragione e passarlo a mio figlio per prenderne uno decisamente più nuovo, e forse lo farò, ma mi spiace tanto… All’ inizio gliene facevo una colpa. Cioè, ci litigavo sul serio! Da pazzi, eh? Poi, ho capito che non potevo pretendere cose che per lui sono impossibili, e così siamo scesi a patti: io faccio quello che vorrei, poi al momento di realizzarlo se lui non riesce ad accontentarmi non lo minaccio col cacciavite, ma modifico le mie esigenze in base a ciò che riesce a fare. A quel punto realizziamo il mio progetto in armonia, e senza spargimenti di viti e bulloni! So che sembra assurdo, ma sta funzionando, e quando un domani mi deciderò a sostituirlo, sono siacura che un po’ di malinconia ci sarà. Almeno da parte mia!

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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
  1. È vero, i computer hanno bisogno di comprensione. Sono un discreto tecnofilo, e dato che spesso riesco a sistemare le cosette che affliggono dette macchine, mi diverto a guardare l’espressione della gente quando, a problema risolto, dico “I computer sentono chi gli vuole bene”: c’è chi mi guarda come se fossi pazzo, chi ride e chi mi da ragione.
    È infatti con comprensione che mi avvicino a loro, capendo che sono intimamente diversi da come sono io, ma che sono lì, disponibili a risolvere un problema.E allora ci si viene in contro, tentando un po di capire meglio come “comunicare” con queste macchine, per farsi aiutare al meglio. Da parte loro non possono fare nulla se non glielo insegniamo noi, non hanno la nostra intuizione, che gli permetterebbe di comprenderci.

    Una altro problema dei computer in particolare è cosa ci “gira sopra” come si dice in gergo.
    Nella mia esperienza personale, ho scoperto che spesso è meglio rivolgersi a gente che ha a cuore un problema o che si sente parte di un progetto, piuttosto che a grandi istituzioni senza faccia e con molti interessi: meglio perché spesso si ottengono risposte costruttive, e c’è un vero desiderio di condividere, e non quello di guadagnare sugli altri.
    Questo è particolarmente valido per i computer per due ragioni fondamentali:

    -Sono macchine profondamente flessibili, possono farci da mini-cinema, farci da taccuino, da stereo, da infinto strumento-per-la-comunicazione (con ahimè delle GROSSE limitazioni in questo senso come mi sono reso conto, specie di recente), da archivio, da libro, da compagno di studio (con una grnde capacità di fare i conti, cosina secondo me non da sottovalutare) e altro. Molto altro. tutto quello che riusciamo a spiegargli, perché non dobbiamo dimenticare che i computer hanno gente dietro che li programma e che gli dice che fare: loro da soli sanno solo stare accesi e aspettare che qualcuno gli faccia fare qualcosa. Sarebbe quindi il caso di provare a capire bene che hanno da offrire questi curiosi oggetti, magari provando a programmarli, entrando così, entrando tra coloro che il computer lo usano e non lo subiscono. (consiglio spassionato : http://www.python.it che si impara in 2 settimane anche solo facendoci una mezz’oretta al giorno, come un libro. si carica l’interprete per la piattaforma che volete, vi guardate il tutorial e in 2 settimane coi computer avete rotto il ghiaccio per sempre)

    -Sono macchine particolarmente strategiche, proprio per le loro capacità di calcolo e per la loro flessibilità ad ogni compito che riguardi logica e matematica. E gente come Micro$oft (si vede la nota polemica?) si mette di fronte all’utente come uno che vende ma non uno che collabora. Allora forse meglio rivolgersi altrove, dove il software non è una merce ma una conoscenza da condividere. Due link su tutti: http://www.gnu.org e http://www.ubuntu-it.org.

    In conclusione, i computer rispondono a quello che gli chiediamo secondo le loro possibilità, senza risparmiarsi o tirarsi indietro. Se noi impariamo a comunicare con loro e capirne le limitazioni, loro si faranno in 1000 per fare tutto ciò che gli viene detto.
    (lo so mi sono dilungato, ma l’argomento mi interessa, come avrete intuito. Resto a disposizione per chiarimenti, va da se)

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