Emulazione carbonaresca

Cosa non si fa per materno affetto. Non sopporto la riproduzione dei piatti non veg, ed è cosa arcinota ma, di fronte al pressante desiderio di una madre (che ha intrapreso con successo e felicità la via vegetariana)  di mangiare un piatto di pasta alla carbonara e, dopo i miei ripetuti tentativi di farla desistere, mi sono rimboccato le maniche. Risultato incredibile anche per il babbo, carnivoro convinto e imprescindibile, che non ha notato la minima differenza dall’original sapore, risultato incredibile anche per me, ogni tanto mi riesce qualcosa di edibile. Colonna sonora: Colonna Infame Skinhead, album omonimo del 1998,
SS103873Ingredienti:
200 g di pasta corta tipo penne
100 g di spezzatino di soia
2 bicchieri di latte di soia
farina di riso qb
1 C di polvere di noce moscata
1 C di polvere di paprika dolce
1 c di pepe nero macinato al momento
1 c di sale grosso
olio evo qb (quello buono, mi raccomando)

Procedimento:
Colonna sonora che violenta lo stereo, procediamo, è un po’  lungo il dafarsi, ma ne vale la pena. Ungere una pentola antiaderente con un filo, ma proprio un filo di olio e gettare lo spezzato di soia (che si avrà precedentemente fatto rinvenire) a fiamma media-bassa iniziare a far rosolare il tutto; non appena prende vivace colore aggiungiamo la noce moscata, il pepe nero, la paprika e il sale e rosoliamo pazientemente il tutto: deve diventare molto croccante e di un color rame-ambra molto intenso, tendente al bruno; se necessario aggiungere olio a filo: ci vorrà un po’, ricordate che più tenderà al bruno più sarà saporita, quindi regolatevi a personal piacere. Una volta ottenuta la cottura desiderata, mettere da parte. In un pentolino versare il latte di soia e  scaldare a fuoco lento e inesorabile e, prima che prenda il bollore, versare a pioggia la farina di riso finchè il composto non inizierà a “tirare”: alchè, se lo si desidera, aggiungere della curcuma in polvere per donar un colore paglierino e lasciar  riposare il tutto. Quando l’acqua della pasta (che avrete antecedentemente messo a scaldare) giunge a bollore, versate la pasta e cuocetela al dente (generalmente i minuti indicati sulla confezione); nel mentre versate la crema di soia nella pentola del bruno e croccante spezzato, scaldate bene e, quando la pasta sarà cotta, scolatela direttamente in padella (con un colapasta a mano mi raccomando! mai quegli orridi colapasta da lavandino!) e  “risottate” per 1 minuto a fuoco altissimo. Impiattare, spolverata di pepe nero e lievito in scaglie se lo si desidera e via. Bless and love!

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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
  1. Quack e sparaquack… Gulp 😯 !!! @*.*#… TUMP ! @*.*^_^√** !??
    Così mi mandi a gambe all’aria, o mio Re delle Spezie !!! 😆 😆 😆

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  2. Complimenti Luca,davvero di cuore. Per il tuo modo di coinvolgere anche i tuoi genitori,per il tuo modo di cucinare.Proverò sicuramente questa versione,con tutti ingredienti facilmente accesibili e conosciuti.Ottimo lavoro e grazie per la condivisione.

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  3. …’sto sbavando sullo schermo del piccì .. e in casa ho tutti gli ingredienti 🙂

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  4. Oddio cosa dev’essere questa pasta, riproduzione o meno!! E mi dà l’idea che quei tocchetti abbrustoliti di soia siano una super-tentazione anche sgranocchiati così peccaminosamente da soli, oppure in aggiunta ad altre ricette (penso a delle belle verdure saltate, oppure per fare anche altre paste, tipo con i broccoli o i peperoni).. Da provare assolutamente, sempre favoloso Luca!

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  5. Mi inchino…..tanto di cappello….per tutto. Solo mi chiedo non sarà troppo un cucchiaio di noce moscata? Beh secondo gusto immagino…..bravo a prescindere

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  6. Dieci e lode!! E se al posto della paprika dolce ci si mettesse quella affumicata?!

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  7. G la noce moscata con il pepe e la paprika da proprio il sentore della crudele sorella, fidati non è troppo anzi…
    G se metti la parika affumicata secondo me il sapore è perfetto anche migliore, io ho usato quella dolce poiché avevo finito quella affumicata

    bless and love!

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  8. chi per i genitori …. chi per i figli…le veg copie a volte sono obbligate o quasi… 😉

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  9. Io penso che anziché rinnegare il passato culinario pre-vegan e le tante ricette che più ci piacevano, é meglio (e anche molto divertente 😀 ) veganizzarle! 😉 Perché anche gli onnivori più sfegatati, secondo me, mangiano cruel perché sono stati da sempre abituati cosí …a vedere certi animali d’allevamento come degli alimenti, degli ingredienti, senza riflettere che nel piatto ci sono i resti di povere creature senzienti da sempre condannate a morire ammazzate. Se si soffermassero su questo punto acquistando una reale consapevolezza alimentare e trovando validi ingredienti alternativi con i quali realizzare più o meno gli stessi piatti senza stravolgere la propria alimentazione, sono certa che opterebbero senza dubbio per la scelta vegan 🙄

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  10. Caro Luca devo dire che questa ricetta la voglio provare! Complimenti!

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  11. Sulle prime mi ha stupito assai leggere il titolo della ricetta e scoprire che l’autore è “LucaCetics”! Wow! E’ stata una piacevole sorpresa.
    Io anni fa non sopportavo proprio la riproduzione dei piatti tradizionali in versione vegana (pur ammirando tantissimo chi si cimentava con successo in simili imprese), poi col tempo sono diventata più elastica e credo che cucinare un’emulazione possa essere un gesto bello, conviviale, accogliente e anche stimolante per la creatività. Concordo con Lali quando dice che è un modo di far “rivivere” la cultura passata e non buttarsela completamente alle spalle; e magari, come per Luca, può essere una via per coinvolgere commensali di tutti i tipi. D’altra parte, personalmente, amo la cucina vegan per i suoi nuovi sapori e per me di solito non preparo rivisitazioni, ma cerco di gustare quello che la terra offre nel modo più semplice possibile.
    Vabè, comunque, bando alle ciance (o ciancio alle bande): complimenti davvero Luca! Soprattutto – come sempre -per l’essenzialità e l’incisività degli ingredienti!
    Un abbraccio a tutti i veganchef, rivisitatori e non!!!

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  12. io in realtá trovo divertente combinare vere alchimie con cibi vegani copiando le versioni originali. quasi tutti i sapori dei nostri ricordi sono a base di alimenti crudeli e quindi poter riproporre a bimbi e amici gli stessi sapori magari migliorati in chiave veg è divertente ogni tanto. e comè dice erbivora è anche stimolante per la mente!

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  13. il punto fondamentale secondo me, è che se un piatto è crudele e si chiama per esempio ragù e si fa in quel modo, per me il ragù è quello e non quello fatto chessò con il seitan invece della carne perché sarebbe un altro piatto. Come dire che il cielo è azzurro e non verde. Ci sono dei formar, degli stereotipi in tutto, anche nella cucina e nelle nomee. Gli spaghetti sono un tipo di pasta lunga se voglio fare due spaghi al pomodoro non userò i noodles perché se no saranno noodles al pomodoro non spaghetti…non so se spiego bene il concetto 🙂

    Personalmente ogni volta che cucino cerco di sentire nuove sfumature in ogni dono della terra, non mi va di associarli a vecchi sapori crudeli perché non me li ricordano per niente, per fortuna, penso anzi sono convinto che abbiamo un universo di sapori a disposizione che ancora non conosciamo e non cogliamo e trovo limitante il fatto di cercar qualcosa che era e non qualcosa che sarà 🙂

    bless and love!

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  14. haaaa….non sei “contro” le versioni simile veg…ma contrario al paragone!si hai ragione,il risultato è cosí diverso che fa parte di u altro universo ma a volte usare il risultato”vecchio nome” è più comodo per chi cerca una ricetta in particolare forse…cmq mi piace la tua emulazione o_O

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  15. esatto S hai colto nel segno non sono un talebano del pensiero o un guerriero della tirannia anzi! Per me gli stereopitipi sono tali in quanto ricordano esattamente ciò che è, e non ciò che uno vuol far sembrare. Per esempio se vai in edicola e vedi un giornale rosa sai già che si tratta della “gazzetta dello sport” e non della “gazzaladra dello sportivo” poiché il giornale rosa stereotipatamente è la gazzetta. Come per la cucina, se la cotoletta alla milanese è fatta crudelmente e per stereotipo con lombata di vitello-frittura-burro non posso chiamare con lo stesso nome chessò un pezzo di tofu in pastella e fritto in olio di mais…..
    Per me è fuorviante chiamare una cosa con un nome che non le appartiene…

    bless and love!

    Reply
  16. Chiaro. Condivido molto. E condivido anche quello che dici sull’universo di sapori nuovi.
    In effetti, è molto una questione di nomenclatura.
    Baci a tutti, notte

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  17. Ciao Lucaaaaa 🙂 siamo assenti da moltissimo tempo, e probabilmente continueremo ad esserlo 🙁 ma quando possiamo passiamo sempre a fare un salutino a tutti voi <3
    Questa pasta mette appetito solo a guardarla 😛 …è davvero deliziosa!! Ed è ancora più deliziosa tua mamma per la scelta alimentare fatta 🙂 complimenti a tutti e due!! Due baci grandiii 🙂

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  18. Grande amore. Mi dai la sensazione di esserti approcciato al vegan da tabula rasa, “elimino tutto ciò che sapevo e come un bambino che scopre per la prima volta i sapori e pian piano inizia ad unirli ad altri, vado avanti”; notevole.

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  19. la mia vita è una tabula rasa elettrificata in tutto direi, centro-strike S.

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  20. Meraviglia delle meraviglie! 🙂 Bravo tu e brava la mamma che è diventata vegetariana! ^_^ Che marca di spezzatino prendi tu??

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  21. io non l’ho mai preso di mia spontanea iniziativa, questo lo ha preso mia madre “EcoNature della Sabo”

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  22. Con queste citazioni mi innamoro. Bene così comunque

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  23. Amico mio condivido pienamente, e condivido anche l’emulazione carbonaresca (adoro questo nome). 🙂

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  24. wow wow questa si che è una grande idea…secondo te se uso il tofu sbriciolato(effetto uovo) e il seitan come pancetta si può fare??

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  25. certo S senza problemi anzi avanti procedi 😉

    bless and love!

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  26. E’ sempre di grande effetto rivedere questo piatto! 😉
    Lo mangio stasera… deciso! 😉
    Slurrrp 😆

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  27. Vado a comprare lo spezzatino!!!!

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  28. dateci dentro

    bless and love!

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  29. “la mia vita è una tabula rasa elettrificata in tutto direi”
    Caspita… mi pareva di sentire la mia voce!
    Il bello di questa tabula rasa, anche alimentare, quando si riesce, è pattinarci sopra come se si volasse sul ghiaccio con un magnifico vestito di scena. Gli altri restano aggrappati ai bordi della pista, paurosi, e tu hai fatto un passo, poi un altro, esitante, e poi il terzo…E a un tratto sei al centro della pista… Magari (anzi quasi certamente) solo, ma altrettanto sicuramente libero. Viva le tabualae rasae!

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  30. solo, libero ma non al centro della pista S, lì mi si vedrebbe troppo, preferiscono i margini , magari in penombra, si respira una migliore Vita per me

    bless and big love!

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  31. In un mese di tempo ho preso troppe ricette, tra cui questa. Ti adoro. Punto.

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  32. Luca,Il modo migliore per nascondere qualcosa è di metterlo in piena vista – Edgar Allan Poe 😉

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  33. Scusa il disturbo, ma quanti grammi di farina di riso hai utilizzato?

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  34. M sono andato a occhio circa 2 cucchiai per bicchiere di latte di soia

    bless and love!

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