Fichi secchi

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Finalmente.. Come avevo promesso a Paola, ecco la mia versione dei fichi secchi.

Anzi, sarebbe più corretto dire: la versione di mia mamma.

Ingredienti: fichi

Tempo di preparazione: alcuni giorni

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Preparazione: cogliete i fichi e metteteli stesi su graticci al sole; dovranno stare al sole per i giorni necessari affinché secchino completamente. Una volta seccati, sbollentateli per pochissimi minuti in acqua già bollente (questo servirà a pulirli). Metteteli quindi ad asciugare tra due panni ed esponeteli ancora due o tre giorni al sole; questa volta copriteli con un velo o una retina a maglie fitte per far si che siano completamente secchi ma che non prendano polvere e non vi si posino gli insetti. Riponeteli in sacchetti di tela e conservateli in un luogo fresco e asciutto.
Sonno una riserva di energia (e di golosità) adatta a tutti i momenti (uno spuntino, alla fine di un pasto, ecc.).

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Note: oltre alla marmellata di fichi (che io ho fatto con i fichi fioroni) ecco un altro modo classico di conservare i fichi. Ho utilizzato i fichi che maturano ad agosto e che tendono già a seccare sulla pianta; con il caldo che c’è stato e l’assenza di pioggia in questo periodo, erano quasi già pronti. Per farli seccare sono bastati 5 o 6 giorni.
Ricordatevi di metterli al sole al mattino e di ritirarli la sera affinché non prendano l’umidità della notte.
Come spiegavo nella ricetta, il passaggio in acqua bollente serve ad eliminare la polvere e quel po’ di sporco che può essersi posato durante l’esposizione al sole; altro non mi sembra necessario in quanto uso solo i fichi della mia pianta (ovviamente biologici da sempre) e che si trovano lontani da fonti di inquinamento.
La ricetta che ho postato è quella che utilizza mia mamma, che le è stata insegnata da mia nonna e che si tramanda nella nostra famiglia da generazioni.
Questi fichi sono un po’ più scuri di quelli che si trovano in commercio perché, pur essendo la stessa varietà di fico, non sono sbiancati (nei procedimenti industriali con un trattamento ai vapori di zolfo); non avranno quindi l’aspetto di quelli comprati ma il gusto e le proprietà nutritive sono senza dubbio migliori.
In tante ricette che ho trovato i fichi vengono spaccati a metà e messi a seccare, in questa i fichi vengono messi a seccare interi.
Durante la loro preparazione non viene aggiunto niente; quando si consumano, possono essere gustati da soli o accompagnati da altra frutta secca (e, a chi piace, anche da un buon bicchiere di vino da meditazione).
Secondo Wikipedia (e non solo), i fichi secchi sono ricchi di vitamine A e B, proteine, zuccheri, e sali minerali (potassio, magnesio, calcio) hanno proprietà emollienti, espettoranti e lassative.

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Nelle foto, le varie fasi della lavorazione. Quest’ultima raffigura i fichi all’inizio del procedimento.

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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
  1. Mamma mia che reportage meraviglioso Francesco! Non conoscevo assolutamente questa versione di fichi secchi! L’anno prossimo proverò a farli così! Grazie Francesco per questa nuova fantastica idea! E soprattutto grazie alla tua mamma! In effetti noi li tagliamo in due prima di seccarli, ma questo procedimento è assolutamente da sperimentare!

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  2. Eeeeehhhhhh… che meraviglia di posto!! Ma che fortunato! Ma quanti bei fichi !! Gustateli anche per me, sia freschi che secchi, che li adoro! PS Cos’e’ il vino “da meditazione”??

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  3. che belli che sono…e che gola!!!! e w la tua mamma! 🙂

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  4. Gnammmmmmmmmmmmmmmmm…
    Slurpppppppppppppppppppppppp…
    Sbavvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv…

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  5. @ Babi: è vero, il posto dove ho i terreni mi piace molto, si vede tutto il golfo della Spezia.
    Quelle nelle foto sono alcune piante di fico da dove ho colto i fichi e gli olivi che presto mi daranno da fare per raccogliere le olive per l’olio.
    Copiando qua e la da internet ecco anche la spiegazione su cos’è un vino da meditazione (niente di quello riportato di seguito è farina del mio sacco).
    Passiti, Vendemmie tardive, Muffati, Sauternes, Porto, Tokaji e Sherry sono i principali vini da meditazione, questo termine è stato coniato dal grande guru del giornalismo enoico italiano, Luigi Veronelli, che voleva in questo modo nobilitare una categoria di prodotti troppo spesso snobbata dal grande pubblico, soprattutto nella nostra penisola. Si tratta dei cosiddetti vini da fine pasto o vini dolci in genere, anche se possono rientrare, sotto questa nuova denominazione, i grandi rossi lungamente invecchiati.
    Fino agli ani 70, la cultura enologica esprimeva vini concepiti per essere bevuti esclusivamente ai pasti; insomma, il vino andava bevuto a tavola, indissolubilmente dal consumo di cibo. Questo anche perchè la struttura dei vini dell’epoca – anche per le tecniche produttive – era tale da non consentire il consumo del vino “da solo”: infatti i vini avevano spesso eccessi o carenze (ad esempio, squilibri in termini di acidità, tannini, zuccheri residui) che li rendevano facilmente fruibili solo se accompagnati ad una pietanza (ad esempio, un vino eccessivamente acido veniva mascherato abbinato ad un piatto molto grasso, affinchè grassezza e acidità si annullassero a vicenda).
    Con l’avvento di produzioni tecnicamente più moderne, sono apparsi i vini “da meditazione”, quelli cioè che potevano essere bevuti anche da soli, senza aver necessariamente bisogno di essere accompagnati da cibo in quanto equilibrati e gradevoli in sè per sè. La mente, pertanto, non assorbita dall’atto alimentare, poteva pensare ad altro e magari lasciarsi cullare dall’effetto “letterario” dell’alcol.
    Il fenomeno dei vini da meditazione ha investito in primis i vini dolci, in passato solo zuccherosi ed ossidati (e pertanto bisognosi di un pò di pasticceria per scendere in gola); i nuovi vini dolci erano e sono bevibili da soli: non più ossidati, profumi più freschi e fragranti, più acidità, zuccheri residui più bilanciati. Insomma, la chiave di lettura del vino da meditazione è l’equlibrio.
    Ecco perchè, oggi, si può parlare di vino da meditazione anche per un vino non necessariamente dolce, ma comunque estremamente morbido quale, ad esempio, un Amarone della Valpolicella (non tutti gli Amaroni, solo le migliori espressioni).
    A Perugia, lo scorso giugno si è anche tenuto un festival internazionale.

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  6. Sei grandioso Francesco, oltre ad ammirare i tuoi bellissimi fichi secchi, che mi piaccion molto di più di quelli freschi, mi sono fatta una mini cultura sui vini di meditazione, termine che non conoscevo riferito ai vini 🙂

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  7. francesco..lo so che anche tu sei felicemente sposato..ma quando vedo i fichi impazzisco per chi li fa….quindi ti amooooo :mrgreen: lo so, mi sono appena svegliato e già delirio :mrgreen: cmq ottima presentazione e come sempre ottima illustrazione. Sei davvero bravo nel dare spiegazioni, grazie!!!

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  8. Che posto meaviglioso Francesco. Spero di avere anch’io un giorno un pò di terreno….
    Il prossimo anno proverò a fare i fichi secchi (magari prima vengo a coglierne un pò a casa tua… eh eh!)

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  9. Che belli, bravissimo!
    Solo una piccola nota/dubbio: non è che sbollentarli uccide gli enzimi? Perchè so che oltre i 38-40° gli enzimi di frutta e verdura si annullano, togliendo le preziosissime facoltà che queste sostanze hanno. Per questo molti crudisti usano gli essiccatori, perchè sono un modo per disidratare le pietanze senza alterare i valori nutritivi.
    Se ci fosse un’alternativa allo sbollentarli sarebbe perfetto!
    Grazie per la spiegazione e per le bellissime foto!
    Carlo

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  10. Grazie. L’anno prossimo tenterò di sicuro anche perché quest’anno i miei fichi hanno fruttificato come sempre tantissimo e molto si è perso sul terreno. Sarei anch’io perplesso per la bollitura anche se di certo una pulizia ci vuole di sicuro.

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  11. Non saprei… un’alternativa per non sbollentarli è appunto non sbollentarli. 🙂
    Questa operazione infatti non serve per farli seccare, anzi, dopo vanno asciugati e fatti seccare del tutto.
    Si fa solo per pulirli.
    Magari si può fare prima di iniziare a seccarli, sciacquandoli o anche non fare niente; i miei fichi li mangio così, appena colti dalla pianta e non mi preoccupo minimamente di “pulirli”. 🙂
    @ Loira: ormai lo sai, vieni quando vuoi. 🙂

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  12. P.S. grazie anche a tutte/i le/gli altre/i (vabbè… avete capito!).

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  13. scusate…ho letto che potrebbero formarsi dei vermetti nei fichi secchi, è vero? per qsto bisogna sbollentarli?

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  14. ringrazio per le info mi serviranno dato che ho tre piante fichi.
    non ci sto dietro a mangiarli tutti . Salve a tutti

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  15. bellissimo sito che nn conoscevo,avendo un albero di fico bianchi buonissimi, erano tanti quest anno è per nn sprecarli ho fatto degli ottimi fichi secchi ,sono buonissimi ,io nn li sbollento li ho puliti con un panno morbido è li ho conservati in un sacchetto di tela,nascosti alla vista altrimenti nn arrivavano neanche alla fine di settembre…grazie per i consigli che date,(io li preferisco cosi’ al naturale senza aggiunte ,anche perchè sono gia’ calorici da soli)

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  16. Salve…
    Complimenti per l’ottima spiegazione. …..
    Non sapevo di questa procedura per seccare i fichi, fi solito li facciamo spaccati in due, ma quest’estate li farò così come hai spiegato.
    Grazie per le info.

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  17. Ciao Francesco, sono appena stata in sicilia e da un contadino ho acquistato i fichi secchi interi. Per conservarli per l’inverno, dalle mie parti si infornano dopo averli riempiti con mandorle. Mentro ero in sicilia ne ho visti alcuni invasettati cheassomigliavano ai nostri (con mandorle cioė) ed altri immersi in un liquido di acqua zucchero e marsala. Sapresti al eno in linea di massima indicarmi come si fanno o se ci sono altri modi per conservarli? Graxie, anna

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  18. uso anche io lo stesso metodo per seccare i fichi, ma con una piccola variante: anziché passarli in acqua bollente e poi rimetterli al sole, li immergo un paio di minuti in alcol per liquori oppure uso residui di whisky, vodka, e altri alcolici forti per sterilizzarli. Qualche minuto al sole o in forno basso e si possono conservare.

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