Insaporitore e passioni

Ciao ciao!!! Come va? Sono stata assente dal blog per diversi motivi, primo fra tutti l’arrivo della pupetta! Abbiamo passato i primi giorni dalla nascita in completa calma, con amici, amiche, compagne e compagni che sono venut* a farci visita, ci siamo godut* la compagnia sì curiosa ed entusiasta per la nuova arrivata, ma anche rispettosa dei nostri spazi intimi. Poi ho deciso di portare Sherazade nella mia valle, per presentarla alle persone che mi hanno vista crescere e per farle respirare aria buona già dal principio. Questa visita ha scaturito in me moltissime riflessioni di cui parlerò piu avanti e di cui sarei felicissima di leggere opinioni vostre. Adesso però vi presento l’insaporitore che sono solita utilizzare – una sorta di dado vegetale. Semplicissimo da realizzare se si è in possesso di un tritatutto (come si chiama? Frullatore potentissimo? Simil-robot da cucina? Chi lo sa…), che non è il mio caso, per cui almeno una volta l’anno carico il cestino grandissimo, che ho montato sulla bicicletta, di vedrura e vasetti e mi reco a casa di amici che invece ce l’hanno e me lo fanno usare.IMG_0106 (Custom)Ingredienti:
porri
carote
sedano
rosmarino
basilico
maggiorana
dragoncello
erba cipollina
salvia
timo
origano
prezzemolo
aglio
olio evo
sale

Procedimento:
Ecco allora… Prima di tutto non ho indicato la quantità esatta di verdure ed erbe perchè dipende da quanto volete farne, in ogni caso direi che le verdure vanno aggiunte in parti uguali per quanto riguarda il porro e il sedano e un po’ meno per le carote (circa 2/5 – 2/5 – 1/5), mentre per gli aromi “fate vobis” a seconda dei gusti. Dunque, dopo aver avuto cura di pulire bene tutte le verdure, le tagliamo a pezzetti di media grandezza, senza scartare nessuna parte. Facciamo lo stesso con le erbe aromatiche: le laviamo, se necessario, e le separiamo dai rametti. Prendiamo una testa d’aglio (naturalmente varia a seconda dei gusti! Noi siamo veneratori e veneratrici del suddetto!) e la puliamo… volendo si possono mettere anche le cipolle, onestamente non ricordo se l’ho fatto o no. Poi prepariamo l’olio d’oliva (mmmhhhh noi adesso ne abbiamo uno ottimo che viene dalla comunità agricola in cui vive il papà del mio Saïd, a nord di Ramallah) e il sale: a questo punto avremo pronto tutto l’occorrente. Adesso arriva la parte che richiede pazienza… va detto che io avevo davanti una quantità davvero esagerata di verdure, perchè quando mi ci metto a farlo lo faccio seriamente, così da preparare una scorta che a casa nostra, utilizzata da una quindicina di persone, dura all’incirca un anno. Allora dicevo, richiede pazienza perchè bisogna tritare tutto in quell’aggeggio automatico, ehheheeh una volta ho provato a farlo a mano con mezzaluna e mortaio, ma dopo non troppo tempo mi sono resa conto che non avevo più voglia… è un lavoraccio credetemi! Ma se ci riuscite batto le mani per voi! Ecco allora tritiamo tutti gli ingredienti assieme, fino ad ottenere un trito che metteremo nei vasetti. Di olio io ne aggiungo pochissimo nel trito e di sale ci vado piano… Finito! Lo utilizzo al posto del sale, nelle zuppe, eccetera. Insomma è un insaporitore molto versatile. Si conserva senza problemi grazie alla presenza dell’olio e del sale, infatti avremo cura di coprire il trito con l’olio affiché non rimanga a contatto con l’aria.

Considerazioni:
Nel titolo della ricetta leggete anche passioni, per tutta una serie di ragioni che adesso descriverò. Prima di tutto, una cosa incredibile: poco prima del parto stavo guardando con alcuni compagni uno dei film che adoro, Stalker, di Andrej Arsen’evič Tarkovskij, che ha condizionato inconsciamente i giorni che sono seguiti all’evento. I paesaggi in cui ci immergiamo guardando la pellicola, la musica, l’organizzazione scenica mi affascinano come pochi altri film hanno saputo fare… verso la fine del film sono iniziati i segnali di Sherazade per dirci che aveva deciso di uscire. Forse per esprimere il suo consenso per Tarkovskij? Il parto è avvenuto in casa, con Saïd che mi teneva la mano e Tokar, un carissimo amico e compagno che vive con noi, dall’altra parte. È stato un momento fortissimo, incredibile, affrontato con timore, gioia e calma allo stesso tempo, e alla fine siamo scoppiat* tutt* in un pianto accorato e Jasser, subito corso a vedere la sua sorellina, sorpreso di vederci in lacrime si è messo a piangere pure lui. I giorni che sono seguiti erano come caratterizzati dall’ambientazione surreale di Stalker, sembrava pure di essere immersi in un rullino fotografico degli artisti sperimentali di inizio Novecento. Qui le prime passioni: fotografia e cinema… che creano ambiente, fascino, che ti immergono in mondi nuovi. Dopo qualche giorno, dicevo, sono andata nella mia valle dopo molto tempo e sono stata accolta come sempre, con calore e gioia, come la sanno trasmettere solo i “montagnards”. Jasser si ricordava poco della valle, ma era felice di giocare con la neve e girare per le stalle. É stato bellissimo vederlo in mezzo ai vitellini, non aveva nessuna paura nel toccarli, infilava persino le manine nella loro bocca. Ed è qui che ho riscoperto una passione che mi ero imposta di reprimere… ma che adesso sto riconsiderando. Spero di non urtare la sensibilità di nessun* nel parlare di questi argomenti, ma ho bisogno di condividere queste riflessioni per sentire le vostre opinioni. Tornare in valle, in una realtà molto chiusa e localizzata, mi ha fatto tornare alla mente la vita che facevo lì, da bambina e da adolescente, in mezzo alle stalle, ai campi, al fieno, al bosco e ai fiori. Un universo che sembra restare sempre uguale, fuori dal mondo (come Stalker, appunto), in cui la brutalità dello sfruttamento animale prende la forma di un equilibrio genuino, che testimonia un rapporto ancestrale molto forte fra contadin* e mucca, capra o pecora che sia. Dove la produzione è limitata a pochi prodotti di qualità, che il contadino o la contadina preparano in prima persona, dove le macchine non trovano posto, dove le mani sono ruvide e segnate dal lavoro e dalle fatiche, certo pesanti, ma fatte con passione, sincerità e tanta voglia di mantenere le tradizioni e con un rifiuto categorico di abbracciare ciecamente le nuove tecnologie (che siano macchine o genetica). Qui mi sorge un primo quesito a cui non pensavo da molto: è cosi sbagliata, eticamente, una realtà come questa? Si puo parlare di sfruttamento? Certo le mucche, che posseggono ad esempio i miei fratelli, sono amate e coccolate, ma sono lì anzitutto per produrre latte che verrà poi trasformato in formaggio da vendere. Ma di certo non ha nulla a che vedere con le massicce produzioni industriali… io sto parlando di una relatà in cui la transumanza è ancora praticata regolarmente, le mucche sono in stalla in inverno, ma sono libere di uscire all’esterno, mangiano fieno fermentato e nient’altro (nessuna farina sospetta o roba transgenica), le mammelle vengono massaggiate a mano prima della mungitura. Queste regole sono valide per tutte le aziende agricole presenti nella mia valle. Come giudicare una realtà del genere? È sbagliata? É male? É da condannare allo stesso modo in cui si condanna l’industria del latte? Che fine farebbero queste piccole realtà se, ipoteticamente, la scelta vegan si moltiplicasse? Ancora una volta, spero di non urtarvi con questi quesiti, ma ultimamente mi stanno facendo pensare molto. Quando ero lassù mi è stata offerta un’opportunità che ho subito colto: un amico pastore mi ha proposto di passare qualche giorno con lui e le sue pecore, raggiungendolo nella regione in cui sta praticando la transumanza invernale. L’idea mi ha subito attirata molto, complici i ricordi della migrazione verso l’alpe durante l’estate nella mia infanzia (la festa della transumanza da noi è ancora praticata) e del rientro festoso in settembre… inoltre non avevo mai visto una transumanza invernale! Sono partita per raggiungerlo, Sherazade e Jasser sono rimasti con il papà in valle e io mi sono immersa per qualche giorno in una relatà incredibile, tra paesaggi semipianeggianti ricoperti di neve – ancora una volta, il fil rouge è Stalker. Ivan passa tutto l’inverno (da novembre a marzo) in giro con le pecore, dorme in un camion abidito a roulotte, accompagnato da tre asini e dai cani. Conosce tutte le sue pecore, sa esattamente che itinerario seguire durante tutti i mesi e ha una empatia davvero incredibile con gli animali che accompagna. Le condizioni climatiche sono davvero dure (la notte scende a -16°…), si passa tutta la giornata all’esterno e bisogna stare attentissim* alle scorte di cibo, acqua e legna. Essendo boscaiola ho tagliato un po di legna per la sua scorta durante la mia permanenza, per ringraziarlo. Per i servizi igenici (doccia) ormai si conta sull’ospitalità delle famiglie contadine che vivono nei paraggi (e che permettono la sosta del gregge sui loro campi a riposo); è impensabile farsela tutti i giorni, è già bello se ci si puo lavare una volta la settimana. È una vita dura, davvero molto dura, tutt’altra cosa della transumanza estiva, ma viene fatta per passione, per amore, per una volontà innata di mantenere le tradizioni, di fare le cose in modo naturale senza lasciarsi ingannare dalle promesse dell’industria. Cosa ne pensate? Vorrei davvero sentire dei pareri dall’esterno, io ormai mi sono fatta condizionare emotivamente dal mio legame familiare con questa realtà, ma mi piacerebbe discuterne con chi questa realtà non l’ha vissuta… e che forse rappresenta anche una novità. Vegan deve essere per tutt*? Ancora una volta, spero di non aver causato disagi di nessun tipo. Vi saluto con tanto calore, sperando di poter iniziare una discussione arricchente e stimolante. Un abbraccio!

Sostieni anche tu la libera informazione!

Scegli per i tuoi acquisti prodotti certificati VEGANOK e invita i tuoi conoscenti a fare lo stesso.
Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.

Per conoscere meglio VEGANOK, scarica qui il nostro rapporto di impatto Etico.
Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
  1. Oh, ben tornata cara! Ti aspettavamo! <3

    Reply
  2. ottimo spunto, dunque io la vedo così: se gli animali non vengono sfruttati non è una cosa negativa quel tipo di realtà, cioè se io ho un cane o un gatto come amico e non lo sfrutto ma condivido la vita con lui perché non posso avere una mucca o una pecora!? (gli esempi degli animali sono puramente casual) in passato il latte e il formaggio derivante da esse era usato principalmente per sopravvivenza poi al massimo si pensava alla vendita, ora invece è il contrario. Io comunque sono favorevole al mantenimento di queste piccole realtà, probabilmente anche poiché sono nato cresciuto vissuto in una azienda agricola a conduzione famigliare, quindi nonostante il mio essere completamente Veg ho sempre una parte che mi dice e mi fa pensare alla conservazione di queste antiche tradizioni. Attenzione però preciso che io sono favorevole al mantenimento di animali poiché sono fratelli, ma assolutamente non allo sfruttamento di qualsiasi prodotto derivato o lavoro che dipenda da loro.

    Sono veramente felice per te E, per la nuova arrivata, per la tua famiglia-comunità-amici ti auguro davvero ogni raggio di luce

    bless and love!

    Reply
  3. Benvenuta al mondo, principessina Sherazade 😀 😀 😀 !!!
    Ecco il mio augurio: “Nella vita, qualunque cosa accada, ricordati di essere felice…” 🙂

    Auguri mammina e complimenti per la tua ricetta 😉 : molto utile e sicuramente buonissimo
    questo insaporitore casalingo! Chissà che profumino… *.* !

    Per il resto, la penso suppergiú come Luca 🙄
    B a c i o t t i 🙂

    Reply
  4. Ciao El, anch’io sono per mantenere quel tipo di realtà che sono lontanissime dalla grande industria che pensa solamente al profitto e non di sicuro alla salute degli animali prima di tutto ma neanche alla nostra visto come nutrono quei poveri animali!
    Sicuramente anche in queste realtà c’è un piccolo sfruttamento degli animali da parte dell’uomo per avere i loro prodotti ma almeno non vengono allevati in condizioni disumane come negli allevamenti intensivi. La cosa migliore sarebbe avere meno animali possibili e se si hanno al solo scopo di autosostentamento già se si cominciano a vendere i loro prodotti comunque si cade nello sfruttamento uomo-animale ed a questo punto anche se le condizioni di allevamento sono ottime l’animale vivrà una condizione “non naturale”.
    Auguri per la nuova arrivata
    Un abbraccio Martina

    Reply
  5. Ciao!! In effetti credo che su per giu sia molto simile il percorso mentale che abbiamo fatto: va bene finche si tratta di autosostentamento, diventa problematico quando il prodotto viene venduto – sfociando nello sfruttamento. Si puo fare il paragone con qualsiasi attività svolta dall’umano stesso in una condizione di forzatura, e sicuramente i miei dubbi derivano dal vedere una fattoria in modo “normale”, non come una fabbrica o un ufficio, che fra l’altro sono arrivati molto dopo storicamente. Si potrebbe ribattere che questo non significa niente, non significa che sia giusto o giustificabile, e certo non lo è, ma d’altra parte credo anche sia innegabile che ci sia un rapporto molto speciale fra certe speci (sicuramente storicamente determinato)… a volte troppo in bilico fra reciprocità e sfruttamento, ma appunto esiste un modo di rapportarsi diverso fra alcune speci ed è veramente difficile per me, in questo momento, decidere se questo essere speciale sia frutto di un artificio umano di natura egoistica (cioè il concetto di “profitto”) oppure se si tratti di una delle possibili svolte naturali di questo rapporto.
    Luca credo di capire cosa intendi, poi non ho idea delle dimensioni dell’azienda della tua famiglia ne di cosa vi occupate/si occupano di preciso… pure io ho iniziato la scelta vegan per i motivi che scrivi alla fine del tuo intervento, e certamente sono ancora di quell’idea adesso, i miei dubbi non derivano da un cambiamento nella mia idea di base bensi dal contesto… credo molto nel concetto di comunità e sono convinta che se la società riuscisse a basarsi su questo le dinamiche in ogni singolo ambito sarebbero molto diverse. Anche le relazioni fra umano e non-umano. E di queste ultime, l’esempio piu sincero che mi viene in mente sono Ivan che sposta le pecore da un campo di frumento (che in questo periodo non bisogna assolutamente calpestare) a uno a risposo, oppure a mio fratello che toglie un filo di fieno a una mucca perché vede che le da fastidio.

    Fra l’altro vi ringrazio di cuore per gli auguri, davvero, mi commuove e ho voglia di abbracciarvi tutt*!

    Grazie per le vostre risposte, vi terro’ senz’altro aggiornat* sull’evoluzione di queste riflessioni dato che adesso, tornata a casa, sto affrontando il discorso con i compagni e le compagne che vivono con me. A presto carissim*, e buona notte per chi si ritira adesso!!!

    Reply
  6. Cara El-ahrairah tantissimi auguri per questo meraviglioso evento e amore e gioia alla tua piccola Sherazade !
    Per quanto riguarda la tua riflessione la penso come Luca e condivido i tuoi dubbi. Io credo che la cosa più importante sia il rispetto dei nostri amici animali e consentire loro di vivere dignitosamente in mezzo ad un pascolo o in spazi aperti. I problemi della nostra società sono gli allevamenti intensivi, i maltrattamenti, le condizioni disumane in cui sono costretti a “vivere” per produrre qualcosa che chiamiamo ancora latte o uova ma che tali non sono più a causa di tutti i farmaci e le schifezze chimiche che danno agli animali. Insomma la storia la conoscete tutti … purtroppo …
    Ma tornando alla tua ricetta : spettacolo !! un’ottima idea da tenere in frigo per insaporire piatti di ogni genere … Grazie 🙂

    Reply
  7. posso? allevamento intensivo o “naturale”: in sostanza per gli animali non cambia niente.considera che già alla nascita c’è la selezione tra maschi e femmine (i maschi “improduttivi” vengono subito eliminati).poi, le femmine devono produrre continuamente il latte, che vivendo naturalmente produrrebbero solo per nutrire i propri piccoli, come accade alle mamme umane.terminato il ciclo produttivo quale sorte è loro riservata?il macello. e questo vale anche per le galline “ovaiole”:la loro vita è legata al solo fatto che producano uova (la sorte dei pulcini maschi la conoscerai….).quindi allevamenti intensivi o biologici, grandi industrie o piccole realtà, il risultato è sempre quello.
    sfruttamento e morte,senza un grazie alla fine.

    Reply
  8. Auguroni di ogni bene per la tua piccola.
    Ottimo insaporitore. Altrochè la robaccia che si vende. Per quanto riguarda il tuo pensiero,beh,io la vedo come Madda.Anche se allevati con grande rispetto e amore,curati e nutriti bene,per loro la fine non cambia.E’ sempre la stessa.Morte. E’ comunque un discorso molto articolato.Di recente ho letto (alcuni amici di facebook) questa cosa: sono vegan ma se mi capita la carne della provenienza sicura di un contadino,la mangio…Questo non condivido chiaramente,ma alla fine ognuno si gestisce come meglio vuole e crede. Mio marito mi dice che sono esagerata,perchè non sono flessibile,ho fatto la mia scelta e per nessun motivo faccio un eccezione.

    Reply
  9. Grazie per le risposte a tutte, non ho molto tempo adesso per rispondere come vorrei, ma almeno una precisazione rapida ci tengo a farla…
    Madda: premetto che non voglio difendere nessuno, lo dico per trasparenza. Quello che dici non corrisponde alla realtà in toto, hai descritto una specie di industria della morte che più che una fattoria sembra una fabbrica di latte+ e carne. Non funziona cosi, almeno non nel contesto da me descritto… anzitutto questa cosa della selezione immediata dei “maschi improduttivi” (cosa intendi con questo? in base a quali criteri un vitello appena nato puo biologicamente essere considerato improduttivo?) non esiste, o forse appunto non ho capito cosa intendi con “vengono subito eliminati”… se il tuo timore è che alla nascita qualcun* decida che un vitello è brutto e lo sopprime all’istante posso rassicurarti che non ho mai conosciuto nessun* che lo fa.
    In seguito si, è vero, la mucca produce latte perché continuando a mungerla anche oltre il periodo previsto per il vitello produce latte (come accade appunto con le mamme umane) ma non mi risulta che “devono produrre continuamente il latte”. Il sistema che c’è ad esempio dai miei è che la mucca sa qual’è il locale per la mungitura e quando ne sente il bisogno va li da sola (poi appunto la preparazione, massaggio ecc viene fatto tutto a mano), e questo capita 2-3 volte al giorno. Il fieno fermentato viene preferito a quello secco perché aumenta la produttività di latte nella mucca, ma è assolutamente naturale e non viene aggiunto nessun prodotto/farmaco/ormoni ecc. Ho sentito cifre spaventose sulla produzione di latte in alcune industrie in Italia, del tipo che la produzione media di una mucca al giorno è di 50 litri.. questo è folle, fuori da qualsiasi buon senso, questo si che è “la mucca deve produrre continuamente latte”… non so se capisci cosa voglio dire (fra l’altro da noi la media nazionale è 20-25 litri al giorno, media nazionale quindi tiene conto anche delle aziende agricole moooolto piu grandi di quelle presenti in valle…).

    per il resto scrivero con calma in un altro momento! un abbraccio e grazie ancora per i vostri spunti molto preziosi!!!

    Reply
  10. maschio improduttivo:cioè non produce ciò che gli umani vogliono (latte,uova…)quindi eliminato subito(pulcini tritati vivi,vitellini subito al macello).per le femmine si aspetta a quando non producono più,poi la sorte è la medesima.e devono produrre continuamente latte,non penso che vengano allevate e mantenute solo per nutrire i propri piccoli.le razze che vengono allevate sono quelle che appunto producono latte,se no, a scelta, producono “solo” carne. e per Veruska,non è vegan(nel senso inteso di persona che non si ciba di animali),chi “qualche volta” mangia carne perchè è “sicura”:che senso c’è?

    Reply
  11. complimentissimi per Sherazade 🙂 che gioia immensa 🙂

    Bellissimo l’insaporitore, è tutto a crudo? potresti dire qualcosa di più su olio e sale o rischio di provare e fare ammuffire tutto…

    Sull’allevamento naturale…sicuramente “meglio” di quello industriale, penso che tu sia attratta dall’aspetto sociale e dalla mistica della vita “dura” come segno di vita vera e vicina alla Natura…in ogni caso ognuno trova il proprio compromesso in zone molto diverse…per cui non credo ci siano “verità”…conosco persone che mangiano carne e prima di uccidere l’animale lo “ringraziano” e si “scusano”. Per loro è un buon compromesso.
    Io sto bene senza allevare animali e senza mangiarli…ma un sacco di gente pensa che mangiare a giorni vegan e a giorni come capita sia sufficiente per sentirsi in equilibrio…ognuno ha una propria differente consapevolezza…non so se ci siano livelli o solo posizioni parallele…io penso che ogni creatura appartenga a se stessa e che la vita di un essere vivente non debba appartenere a nessun altro che a lui…quindi il pastore non mi è “antipatico”, ma non è perchè fa una vita dura che per questo mi sta bene la pastorizia…poi…meglio il pastore dell’allevatore intensivo, meglio il contadino che ammazza i suoi animali a casa propria che i macelli …per me non è necessario…non serve, non risponde ad un bisogno reale…di bisogni fittizi ce ne sono stati anche nei tempi passati…anche se la società era meno disumana e disintegrata. Mi sembra comunque che se questo tipo di vita corrisponde ai bisogni di una persona…vuol dire che per quella persona va bene così…in accettazione reciproca con chi non ci si ritrova. Io ammetto che di quelle realtà non ho ricordi solo dei lati “mistici” ma anche dei molti limiti e di molte realtà tutt’altro che idilliache. Sono un po’ allergica alle elegie…parlare dei pregi di una situazione è parziale, se non si parla anche dei suoi limiti.

    Reply
  12. Ciri mi trovi d’accordo su ogni parola che hai detto, preciso però che per me medesimo allevare un animale solo per farlo stare bene, condividere con lui Vita, dargli amore e riceverlo in cambio è una esperienza magnifica, la vedo così poiché sono cresciuto in una piccola azienda agricola e sono a contatto con gli animali da quando sono nato….sono consapevole di aver questo fatto intrinseco in me stesso

    bless and love!

    Reply
  13. Madda: non voglio sembrare arrogante con questa risposta, ma ti dico che mangio vegan da quando ho 15 anni, adesso dopo nove anni e una discreta esperienza nell’ambito di vita comunitaria e autoproduzioni mi vedo di fronte a nuovi interrogativi che seguono questo stile di vita. Conosco la realtà degli allevamenti intensivi e di certo quello che tu descrivi lo corrisponde, ma io stavo appunto descrivendo una realtà che ai miei occhi si manifesta in maniera un po diversa da quella che tu (giustissimamente) denunci, seppur paradossalmente partano dallo stesso principio. Infatti mi rendo conto che sotto una sfumatura differente la stalla e l’alpe fanno parte del brutto mondo dello sfruttamento, d’altra parte penso che le dinamiche che si sono create con il passare degli anni in questi ambienti rappresentino il “meno peggio” (che brutta espressione) nell’ambito del consumo di prodotti animali, per chi non se la sente di rinunciarvi. Fino a qualche decennio fa le cose erano molto differenti, posso affermare con certezza che anche da dove vengo io esistevano delle situazioni pessime (mucche che stavano tutto l’inverno chiuse in stalla incatenate per il collo) ma adesso le cose sono cambiate, per questo mi sembra che ci si stia avvicinando sempre di piu verso un ideale di convivenza ed equilibrio che ai miei occhi sono tollerabili da un punto di vista sociale o etico, che dir si voglia.

    Ciri: Mi ha fatto molto piacere leggere quello che hai scritto, mi sembra tu abbia capito bene quello che sento. In effetti la dimensione sociale è quella che ha spinto la riflessione, perche appunto come ho scritto sopra mi sembra che questa realtà possa essere una soluzione nel caso in cui una persona non se la senta di fare una scelta alimentare che non le corrisponde se la matrice di tale decisione è di tipo etico… poi si, come dici benissimo tu tutto dipende da quello che una persona sente, dalla sensibilità e dal bisogno, io come te non sento il bisogno di alimentarmi di prodotti che provengono da altri animali, infatti per ora non sto pensando di cambiare la mia alimentazione, ma allo stesso tempo rivedere quel mondo mi ha fatto riflettere molto. Hai ragione quando scrivi che sono stata parziale nella mia descrizione, infatti mi sono concentrata sugli aspetti che ai miei occhi sono apparsi positivi e incoraggianti… l’ho fatto forse anche per presentare un tipo di realtà che non sempre viene citata quando si parla di sfruttamento animale. Approfitto per ribadire che comunque in questo momento mi sento molto influenzata emotivamente e di conseguenza tendo a vedere le cose più nel loro aspetto positivo, infatti è soprattutto per questo motivo che ho voluto parlarne con voi. Ti ringrazio molto per il tuo intervento! E anche per quello che hai scritto all’inizio!
    Per quanto riguarda la ricetta, ho utilizzato tutto a crudo e quando ho tritato il tutto ho messo poco olio e sale alla volta perché ho dovuto dividere il quantitativo di verdura altrimenti non ci stavano nel frullatore (quindi non saprei indicare di preciso quanto ne ho messo), l’importante per la conservazione (oltre al sale che ci metti) è l’aggiunta di olio nel vasetto pieno, anche quando lo apri assicurati che ci sia sempre uno strato di olio che copre altrimenti il contatto con l’aria delle verdure tritate fa apparire la muffa! Spero di essere stata chiara ma se cosi non fosse chiedi pure! Un abbraccio!

    Reply
  14. @Luca: mi sembra che tu non parli di allevamento, ma di vita condivisa con una creatura di una specie differente…io credo fermamente nell’amore fra creature…e a quel punto però diventa un rapporto che basato sulla fusione di due vite…un pastore ha un gregge che non tiene per affezione anche se questo non impedisce di certo ad alcuni pastori di amare le proprie pecore, non che questo sia vero per tutti, beninteso. L’incontro e la fusione fra due creature è un atto di Amore secondo me…e questo è quello che vedo in te, forse sbagliandomi, quando pubblichi le foto delle Anime che dividono la tua vita…Un animale può ispirare protezione ad alcuni e richiamare violenza in altri…tu sei un po’ un angelo custode per i tuoi animali…e onestamente questo accade anche in natura…dalla tigre che allatta il cucciolo di gazzella al gatto adottato dai cani…ogni specie è sensibile anche alle altre…è la natura delle creature cercare fusione, unione e Amore…è l’espressione del nostro essere più profondo cercare di specchiarci gli uni negli altri e scoprire che siamo uniti così profondamente da superare ogni stupida apparenza e diversità…non accade sempre…ma quando accade onestamente sembra un arcobaleno, un miracolo di Semplicità, di colpo tutte le “complicazioni” cedono il passo alla constatazione che semplicemente ci si ritrova uniti a livello così profondo da capire che sarà “per sempre”…

    Reply
  15. per luca nel commento 12: mi fa piacere che la pensi così e mi sento in sintonia su questo punto, infatti anche dove vivo ora ci sono altri animali, cioè cani, gatti, un topo e un maialozzo, da noi vengono considerat* coinquilin*. Dove stavo prima c’erano anche delle galline (venivano da un’azienda che per qualche ragione non le voleva piu, ho vissuto li per poco quindi non so esattamente i dettagli) e le persone che vivevano con me mangiavano le uova che le ladies producevano, a me non dava fastidio… seppur io mi astenevo dalla consumazione…

    Reply
  16. Bella ricetta e riflessioni interessanti. A me hai sollevato anche un’altra curiosità, se non è troppo indiscreto domandarlo: allatti la tua piccola Sherazade (nome meravilgioso, complimenti!) ? Se si, come si è nutrita nei giorni in cui tu sei stata lontana? Grazie se mi risponderai.
    D.

    Reply
  17. no,no ,El-ahrairah, non trovo la tua risposta arrogante per niente.sono i tuoi pensieri , così come io ho i miei.
    Luca: 🙂 .

    Reply
  18. Ciao dianello, non ti preoccupare non mi hai turbata con la tua domanda. Infatti appena ricevuta la proposta di stare via qualche giorno (in totale 5, ovvero 4 notti) dalla piccola mi ha posto il problema dell’allattamento, ma in fondo ero a conoscenza del fatto che il latte materno si puo conservare come altri, quindi mi sono detta che potevo ricorrere a questa semplice soluzione. Per me non è stato difficile farlo perché sono abiutata ad allattare, poi puo sembrare snaturato il separarsi per piu giorni consecutivi dalla propria creatura quasi appena nata… ma il sapere che in quei momenti stava con il suo papà e con persone di famiglia o quasi mi ha tranquillizzata (crediamo fermamente nel principio di educazione libertaria)

    Reply
  19. Benvenuta piccola Sherazade! 🙂 “bella figlia della Luna” come la principessa della novella “Le mille e una notte” 😉
    Auguri anche a te EL-ahrairah e al tuo compagno…! 🙂

    🙂 L’insaporitore mi piace… se avrò la pazienza lo triterò a coltello 😉 Ho imparato finalmente, anche se ogni tanto mi affetto un dito 🙁
    Quindi se ho ben capito il sale va aggiunto a piacere… io vorrei metterne pocchissimo… 😉

    Reply
  20. El-Ahrairah: Grazie carissima per la tua risposta, la leggo solo questa mattina…misteri del web 🙂 Se posso permettermi…mi piace molto il porsi in ascolto delle proprie esigenze, senza mettere un confine dogmatico a quello che esse esprimono. Credo che la tua risposta emotiva possa permetterti di capire che c’é qualcosa di quel mondo che manca attualmente nella tua vita attuale. Da quello che scrivi penso che tu conduca una vita che al momento ti soddisfa e di cui sei felice. Cionondimeno la “nostalgia” che esprimi potrebbe indicarti che ci sono parti di te che rimangono meno espresse nella tua vita quotidiana, che invece trovano ossigeno in realtà come quelle della tua infanzia. Penso che questo abbia poco a che vedere con la scelta alimentare. Come penso sia giusto, assecondare un dogma senza che questo sia una vera esigenza interna sarebbe un castello di sabbia…e quindi a che pro? Probabile che la tua scelta vegeteliana per te vada benone, ma potrebbe essere che comunque tu possa integrare te stessa anche in realtà più “umanocentriche”, purché tu possa percepire che rimangano intatti almeno alcuni aspetti imprescindibili (quali che siano per te gli aspetti imprescindibili).
    Se posso cercare di condividere con te un’altra riflessione che spesso mi trovo a fare, vorrei pensare ad “alta voce”. Ovvero esprimere una domanda, più che dare risposta ad essa. Queste realtà più naturali che alcuni di noi hanno conosciuto nella propria vita, hanno comunque saputo reggere molto male l’urto con i cambiamenti economici e sociali. E hanno lasciato il passo a quanto tutti conoscono. Ovvero l’industria alimentare come oggi è concepita. Esiste quindi una forma di fragilità intrinseca in questi modelli, una forma di osteoporosi, di digregamento scheletrico che per forza di cose lascia spazio all’avanzare di formule più robuste di socialità e economia. La “salute economica” non è per nulla parallela alla salute etica o alla salute dei rapporti fra gli elementi della comunità. Il consumismo ha spazzato via questo modello di vita, anche perchè il modello di per sè aveva gambe fragili. Esiste in poche persone una volontà di decrescita, come posso leggere in te, oppure mi viene in mente Vale Vico e altri di certo anche su questo blog. Si tratta però di esigenze di nicchia. Ricreare formule che hanno perso terreno è un po’ come coltivare in serra. Puoi garantire a una comunità una vita protetta, ma nel momento in cui venisse meno la “protezione”, la stessa comunità soccomberebbe a breve alle ragioni che hanno spazzato via questo modello di vita nel corso delle ultime decadi.
    E’ evidente a me, e in questo potrei essere in errore e per questo cerco un confronto, che sia necessario capire come rendere queste realtà così “sane e robuste” da non temere onde d’urto che le annientino. Fare in modo che rispondano in modo più pieno e efficace alle esigenze della storia.
    Se posso aggiungere: nel neolitico la società umana ha conosciuto circa 3500 anni senza nessuna guerra. Il mondo era molto poco popolato e la proprietà “privata” era un concetto molto fluido. Le case dell’epoca nei villaggi erano pressapoco tutte delle stesse dimensioni, ampie e comode, non c’erano case di lusso e case per paria, gli scambi commerciali non dominavano la vita. Ma questa società (non vegana ahimè, “ahimé” lo scrivo ovviamente in modo scherzoso, perché sarebbe bello lo fosse stata, ma non è così) non ha retto per nulla l’urto degli Indo-Europei, patriarcali e guerrieri.
    E quindi…in quella società mancava qualcosa di indispensabile…
    Un grosso bacio e passo la palla, nel caso questa mia riflessioni sia interessante anche per altri.
    Bacissimi

    Reply
  21. ah…dimentico sempre: continuo a guardare il libro su cui è poggiato il vasetto… 🙂

    Reply
  22. Conosco persone che allevano galline e quaglie, prendendo qualche ovetto per assumere la vitamina B12 e che si tengono care le simpatiche creaturine finché diventano vecchiette e poi, quando partono per il Ponte dell’Arcobaleno, le seppelliscono nell’orto. Questo, secondo me, sarebbe l’unico compromesso accettabile. Purtroppo però, casi così non fanno testo 😕 …

    Reply
  23. C hai ragione, però non dimentichiamo che l’uomo di per sé è il più fragile abitante della Terra seppur si considera il più forte e evoluto essere, quindi i modelli su cui basa il suo essere sono fragili, il consumismo e la costante escalation di “gelosia di beni” ha portato per forza di cose alla iperproduzione in genere e da qui arriviamo alla cima o alla base di tutto ovvero il denaro, tutto ruota lì. Per lo meno, io la vedo così

    bless and love!

    Reply
  24. Luca: credo di non avere chiarito bene…per me il consumismo è come il fungo che ha distrutto il raccolto delle patate del 1845 in Irlanda, il fatto che “prevalga” non significa che io lo consideri un bene, lo considero una malattia…penso solo che cercare alternative debba tenere conto del fatto che si tratta di una “malattia” molto resistente e robusta…che ha saputo trarre vantaggio dalle debolezze e dai limiti dei sistemi che lo hanno preceduto e in certo senso preparato.
    Logico che il consumismo manifesta a sua volta sempre maggiormente le proprie instabilità e proprio per questo ci sarebbe bisogno di preparare l’avvento di un modello migliore, che sappia offrire una maggiore eticità e che allo stesso tempo risponda comunque alle esigenze del momento storico in cui viviamo e non solo di una piccola nicchia di nostalgici della naturalità…posto che i “nostalgici” hanno tutta la mia simpatia, non per questo li reputo capaci di offrire un’alternativa di larga praticabilità…e qui mi chiedo come dovrebbe essere tale alternativa…senza avere risposte in tasca.

    Reply
  25. seguivo le vostre riflessioni con interesse e l’unico modo per farmeli notificare via mail è inserire un commento… quindi ignorate questo commento 😉

    beh, già che ci siamo…
    mi trovo d’accordo con molti dei pensieri espressi… io spesso provo a parlare di quello che sento, fortissimo, dentro di me, ma mi manca un quadro filosofico-lessicale (??) di riferimento… e spesso, parlando con persone che hanno “altre” sensibilità, mi ritrovo a cercare di difendere posizioni da giganti, avendo i piedi d’argilla… trovo la cosa abbastanza frustrante, anche se non mollo e cerco di superare i divari tra i diversi “background culturali” dei miei interlocutori (vedi vicino di casa, contadino vecchia scuola “le bestie sono bestie e non cristiani”)…
    tutto questo intervento sconclusionato per ringraziarvi dei vostri spunti di riflessione e per riportarvi quello che un amico mi disse per “farmi forza” e che non ho più dimenticato:
    non importa se non abbiamo le parole giuste, non importa se non tutti sono pronti ad accogliere e a capire le nostre scelte, l’importante è che tanti o pochi, un passo alla volta, ci stiamo muovendo nelle giuste direzioni: le parole giuste, i capisaldi intellettuali (?) e i modelli culturali di riferimento arriveranno.

    le cose si stanno muovendo, insomma, io, nonostante tutto… ho speranza e cerco di essere coerente, sempre 🙂

    buona giornata a tutti!

    Reply
  26. Mi unisco al ringraziamento di Nadia, anch’io vi seguo silenziosa, soprattutto perché non ho alcuna esperienza con alpeggi, transumanze, fattorie e coltivazione, se non un abortito progetto di un orto in balcone… Vedremo cosa si potrà fare. Io sono cresciuta in una casa in città, senza animali e anzi con la paura di praticamente qualunque cosa non si muovesse su due gambe, possibilmente calzate. Solo di recente ho superato questo limite (pur essendo vegana dal 2001) e ho accolto una micetta in casa. Anch’io penso che lo stile di vita “d’altri tempi” purtroppo ha mostrato di essere più fragile del consumismo, ma questo solo perché nell’ultimo paio di secoli ha prevalso l’etica dell’avere piuttosto che quella dell’Essere… Non è detto che in futuro sia così, anzi, l’umanità sta percorrendo una via di spiritualità e consapevolezza che la ricondurranno a riconoscere nell’animale un proprio fratello, svilupperemo la telepatia (tanti già la usano, sia tra esseri umani sia tra umani e animali, e piante, aggiungerei) e la nuova coscienza di noi e del mondo che avremo cambierà sicuramente anche le realtà sociali che creeremo. Quanto al fatto di “sfruttare” gli animali che vivono con noi (mucche e pecore, più che cani e gatti) penso che se il pastore dà al suo gregge un posto caldo (le stalle sono calde? Boh, non ci sono mai stata) e sicuro dove passare l’inverno, è giusto ed equo che il gregge lo “ripaghi” con, magari, la produzione di latte, o lana. Lo ritengo un do ut des equilibrato. Certo, il limite è sottilissimo e passare dallo scambio equo uomo/animale allo sfruttamento del più forte sul più debole è veramente facile. Per esempio, se sappiamo che una mucca continua a produrre latte anche dopo lo svezzamento del vitellino, continuare a fargliene produrre per il sostentamento della fattoria è bene, ma farlo invece per l’arricchimento è male. Ma chi decide qual è il limite tra sostentamento e arricchimento? Se magari un anno riesco a mettere via, che ne so, 10.000 e poi li uso per apportare migliorie alla stalla, è ok, ma se li uso per comprarmi che ne so, un Rolex, allora ovviamente non è bene… Come al solito il discrimine per valutare se un’azione è buona non è l’azione in sé, ma il movente. Dobbiamo lasciarci guidare dalla coscienza. Ma dobbiamo stare attenti che quella che ascoltiamo sia davvero la coscienza, e non qualcosa che ci raccontiamo per autogiustificarci.

    Comunque è davvero bello leggervi e potersi esprimere in libertà.

    Love & Light

    Reply
  27. esatto S, rileggendo tutto quello che è stato detto da Tutti mi rendo conto che stiamo parlando di un argomento molto molto , molto “sul limite” e pieno di sfumature, però un filo conduttore comune c’è secondo me: l’avere disintegra il dare e l’essere, l’evoluzione e il progresso ha quasi distrutto il passato

    bless and love!

    Reply
  28. Grazie ragazzi per le vostre riflessioni e spunti, molto bello l’intervento di Nadia sul “non importa se non troviamo le parole” sono d’accordissimo…
    Riguardo all’equilibrio storico fra essere e avere…credo che molto dipenda anche dalla situazione demografica e economica mondiale, a periodi di grossa espansione demografica e/o economica corrispondono spesso storicamente tendenze morali “ego-centriche”…c’è parecchio da riflettere…e a cio’ si aggiunge spesso l’incapacità di apprendimento della nostra specie, che tende a “rimuovere” dalla coscienza le lezioni del passato…mhm…grossi temi…

    Reply
  29. Concordo pienamente Ciri, l’uomo, specialmente occidentale, ha preso la brutta piega del revisionismo storico, e piuttosto che imparare dalla storia, preferisce riscriverla… La tua affermazione sulle tendenze morali ego-centriche mi hanno fatto venire in mente una riflessione che ho sentito una volta a una conferenza. Sicuramente avete tutti presente le due immagini di EGO ed EGO, che trovate qui http://4.bp.blogspot.com/-PA-23wk_XKE/T4UhkfL8CPI/AAAAAAAADXU/lOohQ5zBhIw/s1600/D0pAC.jpg Alla conferenza è stata fatta questa “provocazione”: sicuramente tutti pensate che il modello ECO sia quello giusto ed EGO sia sbagliato. E ovviamente tutti annuivano. Il conferenziere ha detto: provate a pensare invece che sono lo stesso modello, visto in un cado di fronte e nell’altro caso dall’alto. Si esortava quindi ad ampliare il punto di vista, a diventare più inclusivi. Spesso chi è vegano tende ad essere un po’ estremista, o a essere tacciato di estremismo da chi quella scelta non vuole farla per paura, ignoranza, indifferenza, abitudine, o per mille altri motivi. E chi invece la scelta l’ha fatta la difende, giustamente, ma spesso anche con accanimento. Forse se riuscissimo a essere tutti più inclusivi vivremmo meglio, e i non vegani, vedendoci più “accomodanti” sarebbero forse anche più interessati e affascinati da questo stile di vita. Per questo non mi sento affatto di condannare il contadino che mangia il formaggio delle sue pecore o capre o le uova delle sue galline. Se quello in quel momento è ciò che gli permette di vivere in equilibrio e in pace con se stesso, va bene così. Ognuno di noi è sia un EGO-sistema che un ECO-sistema che deve integrarsi con tutti gli altri. A volte facciamo “cacofonia”, ma sono certa che stiamo andando verso una armonizzazione sempre più ampia. Siamo le note di una meravigliose sinfonia, dobbiamo solo trovare il nostro posto negli accordi.

    Love & Light

    Reply
  30. ciao, vi ringrazio per le vostre riflessioni e purtroppo non ho potuto seguire la discussione come avrei voluto (tra neonata, computer occupato ecc). Cerco di reinserirmi come posso per quanto sia possibile, comunque ho letto con interesse i vostri commenti.

    Ciri in effetti quello che dici puo essere in parte vero (mi riferisco al commento 20), ma non lo sento tanto nella vita che io deciso di seguire adesso quanto piu nella realtà che mi circonda da cui cerco il piu possibile di prendere le distanze (per quanto sia possibile o fattibile.. mi rendo conto che occupazioni, autogestione e in parte autoproduzioni sono possibili in questo contesto anche grazie al sistema che ci prefiggiamo di contestare… ne sono consapevole e mi confronto con questo ogni giorno, ma questo è un altro dicorso).
    I cambiamenti di natura economica, dalla nascita del capitalismo industriale, hanno sicuramente, come mi sembra di aver letto sopra, influito sulle realtà urbane europee inglobando sempre di piu la “campagna”, trasformando il commercio e i ritmi della vita quotidiana in quello noi oggi consideriamo “normale”, ma non ovunque è cosi, e appunto la realtà da dove vengo io (e ne esistono molte comunque) è un po diversa o comunque non si basa su una logica di guadagno/arricchimento/sfruttamento e rapporti di potere. Mi sembra Stellina dicesse che sarebbe brutto se vivendo cosi si pensasse ad arricchirsi personalmente, e ti rispondo che è praticamente impossibile…. con quel tipo di vita. Il concetto di “mettere via qualcosa” non esiste, non è che lavori per guadagnare, lavori per vivere (!), figurati non puoi nemmeno permetterti di andare in vacanza, altrimenti chi ci pensa alle mucche, ai campi? Chi fa questa vita non lo fa per una logica di profitto, lo fa per passione, altrimenti scegliere uno stile di vita caratterizzato anche da spirito di sacrificio e di comodità ridotte al minimo sarebbe autodistruttivo (del tipo “ma chi me lo fa fare”). Per questo ho voluto insistere sul lato fisicamente duro di questi mestieri, perché a mio modo di vedere questa caratteristica testimonia il rifiuto di seguire la direzione del progresso (che ci orienta verso la comodità, riduzione della fatica fisica e mentale, la velocità, il minimo sforzo per ottenere cio che si vuole – di natura materiale e in termini di ricchezza) e la decisione ferma di portare avanti un modo di vivere talvolta scomodo ma ricco di soddisfazioni e passione. Quante persone hanno deciso di abbandonare i campi e le stalle per scegliere un lavoro nel terziario, in città? Inutile pensarci ora, ma sono tantissime, eppure c’è chi ha deciso di rimanere dove è sempre stat* e di vivere in modo molto piu sostenibile e “naturale” (come altro si potrebbe dire? autentico?), io aggiungo anche giusto. Per molto tempo ho rifiutato questa realtà con la convinzione che per un cambiamento radicale (cosa che penso si anecessaria) verso una società giusta era necessario distruggere tutto e ricominciare da zero – il concetto di rivoluzione. Adesso sto rivedendo alcune di queste credenze e avanza in me il pensiero che forse per vedere qualcosa che già funziona e ha secoli di esperienza alle spalle (che via via si migliora) basta guardare alle mie stesse origini. Non che vada tutto bene li, ma per lo meno come modello socio-economico mi sembra un buon punto di partenza per arrivare poi a quello che davvero mi piacerebbe realizzare.

    Infatti non sono d’accordo con Stellina, quando dici che secondo te si sta arrivando a una maggior consapevolezza generale eccetera… anzi lo vedo al contrario, non mi sembra affatto che le cose stiano prendendo una piega diversa, mi sembra invece che diventi sempre peggio e che si stiano toccando livelli di alienazione terribilmente preoccupanti. Tutte le conseguenze nefaste direttamente legate allo sviluppo del capitalismo industriale (“progresso” tecnologico, imperialismo, globalizzazione, apertura dei mercati, ecc ecc) diventano sempre piu gravi e i risultati sono sotto ai nostri occhi ogni giorno.. forse è vero che sembra che qualcosa si stia muovendo (capitalismo verde -ahaha- , sensibilizzazioni di tipo ambientale e solidale,..), ma per come la vedo io è tutto inutile e anzi mi sembrano dei palliativi risibili volti unicamente al mantenimento del sistema attuale. O si cambia RADICALMENTE di paradigma, o tutti gli “sforzi” di “miglioramento” saranno inutili.

    Reply
  31. Ciao cara niki ti ringrazio di cuore per i tuoi auguri!
    Tranquilla il sale non serve in grandi quantità, io lo metto principalmente per le sue caratteristiche di conservazione! Infatti a dare il gusto ci pensano gli aromi e l’aglio! Un abbraccio!

    Ciri il libro si intitola “Experimentelle Fotografie” quello grande e “Le temps scellé” di Tarkovskij l’altro (in realtà nella foto che avevo scelto si vedevano i titoli perche facevano parte del “passioni” messo nel titolo, non so cosa sia successo durante la pubblicazione… 🙂 )

    Reply
  32. Riguardo all’idea che lo stile di vita “vecchia scuola” sia piu fragile del consumismo (riprendo una frase scritta sopra) non sono assolutamente d’accordo, vi ricordo che quella vita ha accompagnato l’essere umano per secoli e ancora resiste dignitosamente, il capitalismo industriale si è formato con la prima Rivoluzione Industriale e dipende da una combinazione talmente complessa e precaria di fattori (risorse ambientali, equilibrio politico,..) che basta poco per mandare in frantumi la sua esistenza, se solo lo si volesse. Il mondo contadino e rurale invece ha basi solidissime tramandate da generazioni di sapere ed esperienza, costruite su un equilibrio con la natura e sulla totale devozione e dipendenza da essa…

    Reply
  33. mmmh io non definirei la tradizione contadina così in equilibrio con la natura… ma non lo dico per trovare il pelo nell’uovo, lo dico solo per amor di discussione, perchè noi veniamo da un impianto culturale (occidentale?) meno bucolico, dove l’incolto è sempre visto come improduttivo e negativo, contrapposto alla “natura” modellata e guidata dall’uomo… (nonostante l’agronomia ultimamente stia riscoprendo l’uso delle “malerbe”!)
    il sapere contadino (generazioni di esperienza che si stanno bruciando in un batter di ciglia ahimè), ha la mano pesante su ciò che ci circonda… dalla selezione, all’aratura, alla potatura… mettici quello che vuoi… forse è giusto così, è comodo per noi uomini… cerchiamo il più possibile di non essere in balia della natura… che è decisamente poco “madre” in certi contesti… proprio alla ricerca di questa comodità che si è passati alle pianure rettificate e deserte e agli etteri di meli a spalliera rimpiazzati ogni 5 anni… non so se mi sono spiegata…

    (non so se posso chiederlo qui pubblicamente el-ahrairah, ma di che zone parli? perchè anche qui in fvg c’è molta campagna e, specie in montagna, ancora qualche pastore remoto e “genuino”, ma difficilmente si trovano “paradisi” come quello da te descritto… non nego che mi piacerebbe fare un giro e annusare un po’ di quell’aria 🙂 eeeh)

    Reply
  34. Si forse io intendevo piu come atteggiamento mentale, che vedo nel modo di porsi di fronte alla natura: la consapevolezza di essere completamente in balia delle forze maggiori naturali (anni cattivi per il raccolto, disastri naturali come valanghe o frane che distruggono campi o uccidono bestie, siccità o eccessive alluvioni, eccetera), la coscienza quindi di non poter avere tutto sotto controllo semplicemente perché questo non è possibile, il delirio d’onnipotenza (al di fuori dell’ambito religioso o monarchico) è un costrutto moderno in questo senso. Poi appunto se si parla di produzioni industriali (quindi uscendo dalla realtà che ho descritto io) la questione è diversa, infatti Nadia hai usato la parola AGRONOMIA, quello non è piu allevare animali e fare il formaggio a mano, o avere campi e frutteti che non superano i due ettari (che è già tanto!!!)… certo anche la realtà contadina “autentica” la puoi vedere come una forzatura (bonifica dei terreni per farci i campi o costruire la stalla, potare le piante per farle crescere meglio, concimare il terreno con la cacca,..) ma fatta nel modo meno dannoso possibile, pur rimanendo invasivo rispetto alla natura selvaggia, mi sembra un compromesso accettabile se vogliamo continuare ad essere sedentar* e non nomad*

    per la domanda ti ho risposto in privato 🙂

    Reply
  35. oh beh, sì questo non lo metto in dubbio 😉

    grazie per il pvt!

    Reply
  36. p.s. mi permetto di dissentire sul fatto che l’incolto viene visto in modo negativo, anzi l’incolto è importantissimo ed essenziale per assicurarci un futuro.. io sono selvicoltrice di formazione, la prima cosa che ci viene insegnata è l’importanza del bosco e della natura incolta, infatti il primo compito di un selvicoltore/selvicoltrice è prendersi cura del bosco in modo da assicurarne l’utilizzo sostenibile… con appunto la coscienza del fatto che se lo si tratta male o se ne abusa beh, siamo fottut* (scusate la volgarità ma è cosi)

    Reply
  37. eh concordo, anche io ho studiato biologia (ambientale) e ho una certa “forma mentale”… ma questo non è il sentimento comune (almeno in questa regione), nemmeno dei contadini e purtroppo l’istruzione superiore dei contadini(s.l.)/allevatori/selvicoltori etc è cosa recente…

    [poi quello che dico viene dall’esperienza del mio piccolo mondo, ovvio… la mia personale statistica vale quello che vale 🙂 non vorrei andare ot ma io ho avuto un’esperienza terribile affrontando agraria come seconda laurea dopo biologia… un altro pianeta… quindi sono lieta se durante i tuoi studi hai trovato docenti illuminati… c’è speranza ahahah! no beh scherzi a parte in questi anni molti paradigmi sono crollati… la selvicoltura naturalistica infatti non ha molti anni alle spalle se non erro]

    Reply
  38. si si ma pure io come ho specificato dall’inizio sto descrivendo una realtà limitata che ho avuto mano di toccare con mano essendoci cresciuta, non significa che la innalzi ad esempio generale, anzi mi rendo conto che non è cosi comunque in tutti i paesi europei (credo.. mah, a dire il vero non lo so).

    Nadia io non ho studiato a livello di laurea selvicoltura hehehe non so come funziona da voi ma qui tutti i mestieri dell’area agricola devono passare per la scuola agraria (cioè un apprendistato) per 3 anni (2-3 giorni la settimana scuola e gli altri lavoro) poi si ottiene un attestato di capacità federale… questo appunto per contadin*-avicoltor*-viticoltor*- orticoltor*-selvicoltor*… quindi so dirti poco a proposito degli studi piu di tipo “accademico” riguardo il mio campo di formazione (in sostanza sono un operaia, boscaiola appunto)

    Reply
  39. Grazie El-ahrairah 🙂
    Appena riunisco tutti gli ingredienti lo preparo… 😉
    Smack!

    Reply
  40. Cara El, io invece vedo proprio i cambiamenti più radicali. Nella società sta emergendo una specie di scissione. Un buon 80% della gente, purtroppo, va come dici tu nella direzione del capitalismo industriale più assurdo e distruttivo. Distruttivo. Il restante 20% è invece la percentuale di persone che stanno prendendo consapevolezza. Sono loro che ci condurranno al cambiamento. Ma per un motivo molto semplice. L’80% sta andando verso la distruzione. Il loro stile di vita non regge. Vogliono sempre di più, e producendo, distruggono sempre di più. Ma lentamente si accorgeranno di ciò, e passeranno dall’essere parte del problema (l’80%) all’essere agenti della soluzione (il 20%), e man mano le percentuali si invertiranno. Questo, a livello esoterico, nei piani sottili, sta già avvenendo. Le forme pensiero di questa rivoluzione, come giustissimamente la chiami tu, esistono già, e si concretizzeranno nella realtà di tutti i giorni più in fretta di quanto crediamo.

    Concludo con una battuta: si vede proprio che non sono campagnola: mica avevo pensato che non si può nemmeno andare in vacanza. Giustamente, se vado io, i miei ordini li evaderà la collega, ma se ho la stalla, la mucca a chi la lascio?!

    Vi lovvo!

    Love & Light

    Reply
  41. Certo sono d’accordissimo il capitalismo industriale è un sistema socio-economico assolutamente insostenibile sotto ogni punto di vista, la sua stessa generazione ha automaticamente firmato la sua condanna a morte… non solo nascendo ha generato il suo antagonista per definizione (il proletariato) ma è nato proprio grazie a una disponibilità di materie prime (carbone, …) che in quel momento storico e in quell’area (quindi il regno unito di fine settecento) parevano illimitati e a completa disposizione. Ma oggi sappiamo che non è cosi, e se forse in questo momento storico il concetto di lotta di classe nel senso marxista del termine si sta affievolendo (nel senso della classe proletaria che rovescia il sistema capitalista prendendo il controllo politico.. oggi si parla di neoproletariato.. boh.. non mi convince, comunque è un discorso a parte) l’emergenza ambientale è piu forte che mai, e se il capitalismo industriale si trova prosciugato delle risorse che lo stanno tenendo in vita a stento beh, non ha alternative materiali se non implodere. Io credo che questi siano fatti certi, prima o poi avverrà, non puo andare diversamente… Si puo mobilitare tutte le porcherie del mondo, che sia energia nucleare, OGM, bio- e nanotecnologie per tentare disperatamente di far andare avanti questo sistema, l’essere umano non riuscirà mai a superare i limiti intrinseci che la natura ci pone. Credo che siano fatti certi, dicevo, perche si basano su delle considerazioni di tipo materiale (l’esaurimento delle risorse ad esempio), ma da qui a pensare che ci sia sempre maggiore consapevolezza in seno alla popolazione e che andrà sempre meglio beh… faccio fatica a sperarci…

    Reply
  42. potremmo essere spazzati via molto prima dell’esaurimento delle risorse tecnicamente…la nostra concezione del tempo come “specie perenne” è sempre molto ottimistica 😉

    la speranza è l’ultima a morire! come nel film “ultimatum alla Terra” (?) magari nel momento decisivo, un attimo prima che sia troppo tardi… l’umanità capirà che deve cambiare paradigma!

    io temo ci saranno crack sociali molto prima di crack ambientali…

    fortuna che, almeno qui ne abbiamo avuto l’esempio, ci sono persone che ragionano su questi temi importanti! io mi preoccupo sempre quando le persone vivono senza farsi domande :-O

    Reply
  43. non ho visto quel film… beh che si asociale o ambientale, spero che questo crack avvenga presto 😉

    anche se sinceramente per quanto mi riguarda ho smesso di impegnarmici attivamente, adesso mi da soddisfazione vivere secondo il mio senso del giusto e costruire qualcosa con persone che la pensano come me… so che forse non è giusto, che puo sembrare egoista, ma in questo momento mi sento di fare cosi. agire attivamente mi ha portato a molti guai (sia personali, sempre in perenne conflitto-incazzatura ecc.. che giuridici, adesso che sono mamma devo pensare anche a questo), ma senza dubbio farsi domande è la chiave della civiltà, mi viene in mente 2001 Odissea nello spazio, per quanto evolute e sofisticate possono essere le macchine mancheranno sempre di qualcosa che ha permesso in passato (e si spera in futuro) all’essere umano di fare grandi cose.. per quanto si spingano oltre, le macchine possono sempre essere disattivate…mentre la curiosità dell’umanità, no

    ahahah scusate… mi sa che sto farneticando, sono stata in piedi tutta la notte! adesso è l’unico momento dove tutt* dormono e io sono qui a pensare a Hal 9000… aiutoo

    Reply
  44. Ciao El,
    ma tu in questo momento vivi in una comune o ecovillaggio? Se non puoi rispondere pubblicamente rispondimi in privato.

    Reply
  45. marti vivo in un terreno occupato sul quale coltiviamo verdura, frutta e cereali… campi-vigna-alberi. Abbiamo ristrutturato la casetta abbandonata al lato del terreno, inoltre ci sono alcune roulottes sparse sul terreno utilizzate come stanze per dormire… in totale siamo una quindicina! oltre a mia figlia e mio figlio c’è un altro bimbo che vive con qui! ciao!

    Reply
  46. Ciao El-Ahrairah 🙂 ti rispondo qui sulla stagionalità, per nn rubare spazio nelle ricette altrui, visto che tu sei sensibile all’argomento che su VB è davvero “impopolare”…sia ben chiaro: niente di male per le “eccezioni”, ma insomma detesto l’ipocrisia e qui non stiamo parlando di “eccezioni” per le feste o per problemi particolari. Su VB purtroppo almeno il 60% delle ricette, se non di più, presenta peperoni, pomodorini, melanzane e zucchine davvero in ogni mese dell’anno…se lo dici ti viene sempre risposto che vengono dal vaso in cucina, che sono eccezioni…Stellina è onesta e scrive di comperarle al supermercato, come penso valga per la maggioranza, e di farne un uso regolare, a dispetto per l’appunto dell’ipocrisia…ribadisco: ognuno di noi deve anche rispettare il proprio livello…un’amica mi diceva: “sono sensibile al tema stagionalità, ma ammetto di non farcela senza viverla come una costrizione che mi rende infelice, per cui preferisco PER ORA non forzarmi” e anche questo va bene…ma credo che almeno dovremmo tutti “capire” che la stagionalità é per il bene degli animali e dell’ambiente e di noi stessi, e poi, perlappunto, non mi disturba l'”onestà” di chi dice “é importante, ma purtroppo non sono ancora pronta per farlo davvero”, mi disturba l’ipocrisia di chi si dichiara “amico degli animali”, “attento a tutto” e poi fa finta di non vedere che l’agricoltura è un tema delicatissimo, complesso e AL CENTRO della scelta vegana per la tutela di TUTTI (noi stessi, animali, ambiente). La cultura agricola MANCA e io penso che un vegano DOVREBBE cercare di acquisirne almeno i principi, aiutandosi a vicenda, costruendo CONSAPEVOLEZZA…e lasciando da parte le chiacchiere, che mi “infastidiscono” abbastanza, perché sono vuote e ipocrite.
    Scusa lo sfogo, ma appunto, se leggi le ricette, pullulano i prodotti in scatole e le lamentele che la salute non va bene…e se dai il consiglio/informazione che le scatolette sono veleno per chi ha la pressione alta, apriti cielo, tutti si scagliano a dire che NESSUNO qui usa scatolette, se non come eccezione…apri a caso una ricetta con legumi, 8 ricette su dieci recitano “un barattolo di…(ceci, borlotti, cannellini etc.)” e ripeto…pazienza…i barattoli sono comodi…MA…almeno avere le idee chiare e non cercare sempre di nascondere i difetti del blog dietro un dito…per dieci utenti che NON usano prodotti in scatola, ce ne sono almeno 50 che ne fanno un chiarissimo uso regolare, e i prodotti in scatola sono un danno per la salute, se usati spesso…pressione alta, allergie, ipoglicemia etc…e quindi poi nessuna sorpresa se servono medicine…e non c’é bisogno che ci raccontiamo che danno che sono le medicine per gli animali…che non è certo un attacco a chi ne fa uso…solo che il blog secondo me POTREBBE assolvere anche a una funzione di aiuto nel cercare di riflettere su questi punti, e in alcuni periodi, fra alcune famiglie di chefs è stato così, per fortuna…mentre altri periodi e con altre “famiglie” sembra tutto un po’ bloccato nella “retorica” del “è tutto già perfetto e siamo nel migliore dei mondi possibili”…é difficile trovare un equilibrio giusto in tutte le cose…da una parte c’è una spinta “critica” a cercare di migliorare e dall’altra una spinta a vedere, anche giustamente, il bello delle cose e quindi a sorvolare sui lati deboli…

    In qualche modo a me rimane però una sensazione di mancanza di consapevolezza generale e una sensazione di ipocrisia che entrambe mi generano perplessità, fermo restando che apprezzo davvero molto i vari chefs e il contributo che danno…diciamo che in altri tempi c’era un sereno dialogo fra noi e ci si incoraggiava a fare di meglio e…mi piaceva. Perché potevamo essere onesti e parlare dei limiti e delle difficoltà nel cercare di vivere meglio e beh…era costruttivo…stimolante, portava ad andare al di là delle proprie abitudini e delle proprie naturali e comprensibili pigrizie…a forza di leggere mix di cavoli e pomodori e melanzane, passa completamente il messaggio che non serve affatto sforzarsi a fare meglio…se provi a suggerirlo vedi proprio che sono parole prese male o buttate a mare…mhm…El-Ahrairah…tu, Luca, Monica P e pochi altri che siete attenti a questo discorso, nelle vostre ricette, tenete alta una bandierina che sta sempre più perdendo terreno e ve ne ringrazio…
    mangio crudista e mi viene davvero la depressione a vedere che il crudismo sulb blog è proprio l’anello più debole della catena, quando dovrebbe essere un’alimentazione più attenta e consapevole di altre…

    Sogno ad occhi aperti, ma vorrei che i vegani diventassero consapevoli che l’agricoltura E’ il terreno su cui prolifera o muore la cultura di una società…se avessimo la cultura e un occhio puntato sulle leggi che sono passate nella comunità europea in campo alimentare in questi ultimi anni sarebbe un enorme passo avanti…posto che tu qui occupi per me un posto privilegiato per la tua onestà intellettuale, che apprezzo molto, ho voluto lasciare questo mio commento a cui mi aspetto le ovvie risposte cioé che “qui su VB pomodori, peperoni, melanzane e zucchine in inverno o vengono dal vaso in salotto, dal miracolo dell’inverno mite o sono eccezioni per le feste, ma che tutti invece sono attentissimi alle stagioni etcetc.”
    chiudo perché devo correre al lavoro…un bacione e scusa gli sproloqui…ma insomma “a casa tua” sembra che possano essere costruttivi, spero…

    Reply
  47. @Ciri: una risposta gentile, specie in un blog pubblico come questo, non necessariamente é da definirsi ipocrita. A meno che tu non intenda tale quell’inevitabile consuetudine che permette alle persone, benché diverse, di interagire fra loro, di comunicare e/o dissentire senza cavarsi gli occhi le une con le altre, che comunemente chiamasi “educazione”.

    Reply
  48. Bellissima considerazione Ciri. Concordo con te che l’ignoranza agricola dilaga (e mi ci metto dentro per prima, che onestamente non mi ero mai posta il problema della stagionalità proprio perché non avendo l’orto, ho sempre preso tutto più che al supermercato in un paio di negozi – non di marca – i cui gestori, sapendomi vegana e per di più crudista, mi coccolavano alla stragrande, magari proponendomi anche frutta e verdure non stagionali e arrivate magari da luoghi esotici). Da quando mi ci avete fatto fare caso sono felice di esser diventata più consapevole e di cercare di badarci di più. Personalmente le scatolette di legumi non so proprio cosa siano. Le uniche cose “confezionate” che compro sono i semi oleosi e la farina di cocco (quando non ho tempo di essiccarmi a casa la polpa di cocco). Concordo che sarebbe meglio non usare scatolame, MAI, ma mi rendo anche conto che molti di noi hanno famiglie da saziare ogni giorno. Personalmente ho pranzato TUTTO Dicembre e Gennaio e sto proseguendo anche a Febbraio, con mandarini e arance, più stagionale di così. E a cena, beh, postavo le mie cenette quasi ogni giorno quindi avrete visto che cmq cavoli e zucca non mancano. Sicuramente occorre sensibilizzare sempre più al tema della stagionalità e della centralità dell’agricoltura. Sarebbe bello che chi ne sa di più ci aiuti a capire. Ad esempio io sono rimasta affascinata dalle cose scritte da El sull’alpeggio o la servicoltura. Non ne sapevo assolutamente nulla e anzi, vi esorto a raccontarci e istruirci. Io magari sono più ferrata sulla “nutrizione vibrazionale”, e il bello è integrarsi.
    Concludo scrivendo che anch’io penso che il crudismo dovrebbe essere molto più praticato e seguito. Se vogliamo fare un discorso proprio in senso stretto, anche le ricette cotte in qualche modo non sono rispettose della nostra natura, nel senso che il cibo elettivo dell’uomo non è sicuramente la pasta o la pizza, o il seitan… Ritengo che solo tornando al cibo naturale potremo salvare il pianeta.

    Love & Light

    Reply
  49. sarebbe bellissimo, ma non si può sapere tutto di tutto, ognuno ha il suo percorso, culturale e “di vita”… perchè oltre che cibo e agricoltura una persona dovrebbe preoccuparsi anche di sapere da dove vengono i suoi vestiti, le sue scarpe, che politiche mette in atto il suo Paese etc… quindi credo che lo sfogo di Ciri sia più per le persone che si atteggiano a difensori (de che?) delle virtù alte… ma ciecamente! e su un blog è facile incontrarne… anche perchè a volte comunicare attraverso una tastiera non è semplice! appena guardi oltre alla superficie ti rendi conto che non c’è coerenza nei loro gesti… che sia per ignoranza (meglio, recuperabile) o per malizia (peggio, seri problemi personali!)

    credo che il segreto sia sempre e solo uno nella vita: essere il più possibile onesti, con sè e con gli altri!

    eh sì, io la scatola di fagioli d’emergenza in dispensa ce l’ho eccome!:P

    felice giornata 🙂

    ps. ehi però, non sarebbe carino mettere una di quelle tabelle stagionali sul blog? a mo’ di prontuario 🙂

    Reply
  50. Ciao!!

    Ciri mi fa molto piacere che tu ti senta libera di condividere perplessità o riflessioni nello spazio di questa ricetta, sentiti la super benvenuta e anzi incoraggio chiunque a farlo!! Allora anzitutto non so se hai seguito ma non molto tempo fa qui sul blog il discorso sulla stagionalità era già stato affrontato ( qui: http://www.veganblog.it/2016/01/02/cantrawnese-dei-magnifici-16/ ), e in realtà è stato proprio in questo momento di scambio che mi sono resa conto che alcune delle cose che io davo per scontate (inerenti l’agricoltura in generale) per altre persone non lo erano affatto. Io sono da sempre abituata a stare attenta a quello che mangio, per me è normale scegliere alcuni alimenti in determinati momenti dell’anno e escluderne altri, non potrei fare altrimenti perché per me è normale, e mi sembra strano comportarsi altrimenti. Mi mette in un certo senso a disagio (non so come spiegare la sensazione) vedere ricette in gennaio che prevedono uso di peperoni/melanzane/pomodori ecc… proprio perché per me non è concepibile.

    Come in molti altri contesti di occupazione a scopo abitativo, anche qui da noi si pratica il recupero (per chi non lo sapesse: andare settimanalmente nei supermercati a prendere la merce che viene gettata anche se ancora 100% edibile – ovviamente senza pagare! o si va direttamente nella “discarica” del supermercato o ci si mette d’accordo con la gerenza per andare a ritirare questa merce), io personalmente non ne sono grande fan ora come ora perché mi sento meglio a vivere di autoproduzione, ma altre persone che vivono con me lo fanno volentieri (ben venga piuttosto che gettare tutto nella spazzatura come verrebbe altrimenti fatto)… ed è sempre agghiacciante vedere la quantità di cibo che ogni volta troviamo. Non mi soffermo sulle quantità di carne/prodotti da forno/formaggi ecc ecc, ma parlo della frutta e della verdura: enormi quantità di frutta esotica, coltivazioni da serra, insomma tutta roba che viene coltivata in modo artificiale o che arriva da lontano, per soddisfare una domanda cieca tutto l’anno, che viene poi gettata via…rendiamoci conto che non è solamente cibo quello che viene gettato, ma tutta l’energia che ci è voluta per coltivarlo (trasporti, concimi e chimicaglie varie, luce, acqua, bonifica dei terreni, ecc ecc). Mi mette una tristezza infinita, non dico che sia meno grave gettare prodotti di stagione (?), ma per qualche ragione mi fa davvero effetto vedere vaschette di fragole, confezioni di melanzane e peperoni, manghi e ananas nella spazzatura sapendo cosa ci è voluto per averle sullo scaffale in questo momento e perché. Ecco anche questo era un po’ uno sfogo.

    Ciri capisco davvero quello che senti, e sono d’accordo con te, praticamente su tutto. Mi sento molto in sintonia con il tuo malessere e non posso che condividere quello che dici senza bisogno di aggiungere molto… mi piacerebbe che il blog tornasse ad essere un luogo (seppur virtuale) dove condividere un po’ piu di una buona ricetta e una bella foto, ma anche consigli, critiche, spunti e quant’altro. Ricordo con una certa nostalgia le pubblicazioni di quel vulcano di Mariagrazia (hehehehehe ogni tanto vado a rileggermeli – fra l’altro ora ha un blog tutto suo) per portare un solo esempio.

    Il discorso sulla salute non mi tocca particolarmente a dirla tutta, quello che mi sta a cuore è il punto di vista ideologico, etico e politico (mi piaceva la citazione, mi spiace ma non ricordo la fonte, “vegan non è cio’ che fa bene a me ma quello che non fa male agli altri – alle altre). purtroppo la mancanza di consapevolezza ad esempio sull’agricoltura fa parte di un meccanismo molto piu grande che ha come fine ultimo l’alienazione dell’umano dalla natura (ovviamente sto parlando del mio punto di vistA). Lo sviluppo tecnologico (grazie al quale, fra l’altro, possiamo mangiare una melanzana in gennaio) è il motore principale di questo fenomeno, il cui scopo è appunto allontanare l’essere umano dalla sua naturale condizione di “selvaggio” perfettamente in grado di vivere in autonomia e autosussistenza nella natura come qualsiasi altro animale.. per trasformarlo in un essere dipendente, fragile, schiavo del sistema che l’ha reso tale. Il capitalismo ovviamente non avrebbe nessun appoggio se tutt* fossimo in grado di vivere in autonomia, in quanto si basa sulla divisione della società in classi (quindi “chi lavora” e “chi comanda”)… quindi per arrivare al punto, è bene per il funzionamento del sistema che il contadino/la contadina stiano ben chius* nelle loro valli, che il/la cittadin* vada in ufficio senza farsi troppe domande, le domande sono sempre scomode e abituarsi a una vita standardizzata e alienata dalla natura è il modo migliore per evitare scombussolamenti di ogni tipo. Ehm scusate per lo sproloquio, spero che qualcun* abbia capito cosa intendo…

    Reply
  51. nadia sul blog esistono già tabelle sulla stagionalità di frutta e verdura, nella discussione di cui ho messo l’idirizzo web io ne ho aggiunte un paio piuttosto povere, specificando comunque che sulla rete si trovano senza problemi….

    hai ragione i percorsi personali sono importanti, tuttavia non li userei come scusante in tutto… noi che scriviamo sul blog (permettetemi questa ipotesi) abitiamo tutt* in occidente e piu’ o meno penso che sappiamo come funzionano le cose, per lo meno per quanto riguarda l’ambiente… e se si sceglie attivamente di comportarsi in un certo modo (come il decidere di mangiare vegan) penso che un certo tipo di consapevolezza ci sia, o comunque debba esserci! non so, mi sembra davvero strano che per sapere che frutta e verdura hanno tempi specifici bisogna essere figl* di contadin* (adesso esagero.. è per far capire cosa intendo). Mi pare una nozione piuttosto basilare come sapere che non bisogna andare troppo in auto perché inquina o che gettare una bottiglia in plastica in un bosco contamina… i differenti percorsi personali possono essere una scusante fino a un certo punto

    detto questo io sono ben felice di condividere quello che so ed è per questo che mi piace allungare un po i miei commenti e soffermarmi su certi aspetti partendo dalla mia esperienza personale per arrivare a considerazioni piu generali (poi se vedo che non interessa lascio perdere naturalmente!!)

    ecco… vado a impignare legna, non ho piu’ la forza di rileggere tutto quello che ho scritto (che tegolonaaaaaaaa) spero di aver risposto a tutte! Comunque in serata tornero’! ciaoooooooooo buona giornata!

    Reply
  52. E’ tutto vero quel che dici, El-ahrairah 🙂
    Io, diciamo che, per via dei prezzi da gioielleria che ci sono al mio paese, é già tanto se pomodori, melanzane, peperoni e zucchine riesco a comprarli in estate eheh 😆 … !

    Di solito mangio prodotti stagionali e del mio territorio, eccezion fatta per le feste importanti: allora compro tutto quello che mi piace anche se viene dall’estero 😉 Mi vuoi bene lo stesso? 🙂

    Reply
  53. Evitare la roba proveniente dall’estero è quasi impossibile. Io ci sto attenta,ho anche l’orto per fortuna ma mi piace mango,mi piaciono le banane,mi piace avocado e ananas..uso molto spesso lime e il cocco..

    Reply
  54. [sssht… io cercavo solo di essere diplomatica e di non dare del **bip** a chi non si pone domande 😉 anche secondo me è inconcepibile non sapere in che stagione nascono i pomodori… ma negli anni mi sono resa conto che forse qualcuno guarda me come aliena perchè per loro è inconcepibile che io non sappia cosa sia l’iva… ma la diplomazia non paga evidentemente ahahah! quindi cerco di tollerare le persone che hanno dei limiti e a cui di solito, ahimè, non li si può far notare senza provocare una reazione distruttiva anzichè costruttiva]

    Reply
  55. ciao El,volevo solo dire che non è un questione di “capitalismo” il sopraffare la Natura:è l’umanità in sè a distruggere quanto la Pacha Mama (o Dio…)ha creato.

    Reply
  56. Lali io penso che non sia la scelta “di festa” a fare la differenza ma quello che facciamo tutti i giorni! e se tu stessa definisci il comprare certe cose un avvenimento eccezionale mi sembra evidente testimonianza di consapevolezza e presa di coscienza!! Quindi si ti voglio bene lo stesso 🙂 e ti rispetto molto per come sei e come ti poni verso la vita e la natura, per quello che trasmetti in modo spontaneo e sincero. inoltre hai la grandissima qualità (che ti invidio moltissimo) di essere un’ottima raccoglitrice di erbe e fiori selvatici e questo ti rende ai miei occhi un bellissimo esempio di autosufficienza 100% sostenibile!

    madda non sono d’accordo, pensa a come vivevano gli aborigeni prima dell’arrivo dei coloni, i nativi americani (del nord e del sud), guarda le attuali tribu dell’africa o dell’america del sud… o per prendere esempi a noi piu vicini guarda le diverse comunità che esistono anche in occidente, non mi sembra che l’umanità tutta è macchiata di sangue o viva per distruggere. E un certo stile di vita (tutto occidentale) ad essere nocivo.. che io vedo nel capitalismo e la sua ideologia di base

    Reply
  57. per madda, ti faccio copia-incolla da un sito che ho trovato scrivendo “aborigeni australiani cultura” in un motore di ricerca. Mi sembra abbastanza buono quanto viene scritto, ecco:

    “Si può affermare che la cultura aborigena sia la più antica tuttora vivente sul pianeta. Recenti datazioni dei nuovi scavi archeologici, utilizzando la termoluminescenza ed altre nuove tecniche, hanno spostato indietro nel tempo l’inizio della presenza degli aborigeni in Australia ad almeno 40.000 anni fa. Alcune prove indicherebbero addirittura date più vecchie di 60.000 anni.

    Il carattere distintivo di questa cultura è ”l’essere tutt’uno con la natura”. Nella credenza tradizionale aborigena, il paesaggio e la natura sono paragonabili come importanza alla Bibbia nella cultura cristiana. Rocce sporgenti, canyon, fiumi, cascate, isole, spiagge e tutto ciò che appartiene alla natura – come il sole, la luna, le stelle visibili e gli animali – possiedono storie di creazione e tra loro collegate. Per il costume aborigeno sono tutte sacre: l’ambiente è l’essenza del credo del popolo aborigeno.

    Grazie a questo profondo rispetto per la natura, gli aborigeni hanno imparato a vivere in eccezionale armonia con la terra ed i suoi animali.

    Molto del nostro mondo moderno dovrebbe imparare da questi costumi.

    L’inventiva dei nomadi
    I tradizionali aborigeni australiani vivono di nomadismo, seguendo le stagioni ed il cibo.

    Con pochi e semplici oggetti, utilizzati con incredibile maestria, gli aborigeni hanno imparato a vivere nel severo ed inospitale entroterra australiano.

    È possibile che i primi aborigeni in Australia abbiano cacciato la cosiddetta ‘megafauna’ australiana – canguri giganti, wombat giganti ecc, fino all’estinzione.

    Potrebbe essere stato così che gli aborigeni abbiano imparato a prendersi cura delle risorse naturali spostandosi su nuovi territori di caccia prima che i vecchi fossero compromessi irrimediabilmente.

    Nei periodi stanziali, gli aborigeni vivevano in campi aperti, caverne o semplici strutture fatte di foglie secche o altra vegetazione. La loro tecnologia era insieme semplice e sofisticata. Soprattutto era la più appropriata per il loro stile di vita, meravigliosamente adattata alle restrizioni della vita nomade.

    Il concetto moderno della proprietà era sconosciuto nella cultura tradizionale aborigena. Gli oggetti materiali erano condivisi tra i gruppi. L’idea che un individuo potesse ‘possedere’ qualcosa era assolutamente estranea al pensiero aborigeno.”

    Ho scelto questo esempio perché prima di tutto mi sono interessata molto della storia degli aborigeni (soprattutto post coloniale) e perché davvero secondo me è un caso perfetto per mostrare che non tutta l’umanità è da condannare…

    Reply
  58. Sono contenta El-ahrairah… 🙂

    Reply
  59. ho letto tutto attentamente e mi trovo d’accordo con ciò che dice E, mi trovo a pensare a questo: se l’uomo fosse rimasto -primitivo&animale- come la nostra realtà originale fu, non si sarebbe distrutto nulla, in fondo prendiamo qualsiasi animale di qualsiasi forma di qualsiasi dimensione , han mai distrutto la Natura? no….vivono in funzione di essa? si. Siamo noi una cellula impazzita nel sistema in fondo. Se ci pensate è un argomento questo molto molto variabile non c’è una sola causa una sola motivazione che domina le altre perché fanno tutte catena tra loro. Io preferisco vederla così , piuttosto che un’unico anello di una catena di cause, guardo alla catena nel suo complesso

    bless and love!

    Reply
  60. e io continuo a pensare che non è solo l'”occidente” a essere nocivo per la Terra e la Natura.anche costruire un utensile di legno o pietra ,per non parlare delle armi,come lance o frecce,implica la distruzione di qualcosa o di altri esseri viventi come gli alberi. e penso che c’è chi può e fa, e chi invece non può ma vorrebbe fare….

    Reply
  61. Io mi trovo d’accordo con Luca al 100%. Siamo proprio una cellula impazzita ma credo che la Natura malgrado tutto ci giustizierà per questo. I miei mi dicono sempre che sono una pessimista esagerata quando dico che noi (tutti) meritiamo estinzione per quello che abbiamo provoccato. Mi riccordo la frase di film Matrix che mi è piaciuta molto: Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d’istinto sviluppano un naturale equilibrio con l’ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l’unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un’altra zona ricca. C’è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un’infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura…
    Ma tutto questo non potrà durare a lungo…Purtroppo le persone che hanno capito la gravità della situazione sono delle mosche bianche,ho paura che la maggioranza vince,ma alla fine la Natura risolverà a modo suo come ha sempre fatto anche in passato…

    Reply
  62. prima di tutto scusa madda ma trovo davvero infelice l’ultima frase che hai scritto “c’è chi puo e fa e chi non puo ma vorrebbe fare”. Mi sembra profondamente razzista e offensivo verso i popoli da me citati. Perche credi che vorrebbero fare come l’occidente? Credi davvero che l’occidente sia l’espressione massima della civiltà umana tanto da potersi ergere a modello per il mondo intero? Se per migliaia di anni certi popoli hanno vissuto in quel modo significa tutto tranne che “non hanno potuto ma avrebbero voluto”. Non credo proprio che “non hanno potuto fare”. Mi disturba profondamente quello che hai scritto, ma mi scuso in anticipo se ho male interpretato quello che hai scritto. In tal caso ti chiedo gentilmente di spiegarmi cosa intendevi.

    Per quanto riguarda la visione pessimista, sinceramente si, è vero, abbiamo fatto innumerevoli porcherie da condannare senza esitazione, ma sinceramente io non odio la specie a cui appartengo. Soprattutto credo che lamentarsi in questo modo sia un lusso tutto occidentale (sto generalizzando la nozione di “occidente”, ovvio che in diversi paesi occidentali la situazione è molto meno rosea economicamente che in altre,…) che appartiene a chi ha conosciuto una vita tutto sommato senza conoscere una vera e propria condizione di lotta alla sopravvivenza. Io stessa qualche anno fa avevo una visione molto negativa dell’essere umano, poi mio fratello giramondo mi ha portato con se nel sud-est asiatico… era la prima volta che uscivo dall’europa (era il 2012 mi sembra) e quello che ho visto mi ha cambiata molto, soprattutto mi ha fatta prendere coscienza della mia condizione di donna bianca privilegiata (perche nonostante i sacrifici della mia famiglia, l’essere cresciuta con il minimissimo indispensabile ecc, mi considero privilegiata) e ho smesso di lamentarmi e ho iniziato a rimboccarmi le maniche e piantarla di fare la punk sconclusionata che scende nelle piazze e ho iniziato a costruire un ideale di vita che rispecchiasse piu a fondo il mio ideale.
    Quindi si, l’umanità oggi è messa male, ma penso sia possibile in un certo modo tirarsi fuori da questo schifo e costruirsi un proprio equilibrio per tentare di rimediare o per lo meno di dimostrare che possiamo avere qualcosa di cui essere minimamente orgogliosi nella nostra specie.

    Scusate ragazze ma oltre a sentenziare che gli esseri umani fanno schifo e che abbiamo fatto un casino orribile, cosa fate? Non voglio essere arrogante ne fastidiosa, ma mi chiedo che senso abbia rimproverare tutto e poi partecipare attivamente alla distruzione della terra favorendo il commercio transatlantico, facendo famiglia (perpetuando quindi questa specie che tanto disprezzate) eccetera.

    Io ho imparato ad accettare i miei limiti e cerco di sfruttare i miei punti di forza nel modo piu positivo e costruttivo possibile… non perche credo nel cambiamento globale e nella pace eterna e nel lieto fine, ma perché proprio perché non ci credo cerco di fare quello che posso nel mio piccolo universo.

    Veruska sono d’accordo che la natura abbia tutti i mezzi necessari per tirarci le orecchie, quando sarà il momento… senza dubbio.

    Buona giornata a tutte e tutti

    Reply
  63. vorrei aggiungere che il mio non voleva essere un commento del tipo “non lamentarti perché c’è chi sta peggio”, questa massima a me non convince, volevo solo far notare che secondo me le cose sono molto piu complesse del semplicistico “l’umanità è marcia”. Tantissimi eventi storici, geografici, climatici, eccetera eccetera hanno portato le cose ad evolversi come sono oggi. Bisogna accettare questa complessità e renderci conto che abbiamo responsabilità diverse, a seconda (a mio avviso) soprattutto della nostra provenienza. E appunto, vedere una realtà fino a poco tempo fa conosciuta solo sulla carta o “per sentito dire” a me ha aiutato molto in questo processo di presa di coscienza.

    Spero di essermi spiegata meglio…

    Reply
  64. ciao El,immaginavo che avresti interpretato come razzismo ciò che ho scritto,anche se non era mia intenzione.penso che avendone la possibilità ognuno vorrebbe avere determinate cose, chi una lussuosa casa e chi un migliore territorio di caccia (parola aborrita),e se a scapito di qualcun altro ,pazienza..la guerra,la prevaricazione sugli altri non sono una creazione odierna e occidentale,ma insita nella specie umana dall’antichità e ancora attuale. o le guerre tribali ,combattute in ogni parte del mondo,e ripeto ogni parte,sono da considerarsi marachelle che non danneggiano l'”altro”?e essere ucciso con un fucile o con una zagaglia credi che cambi qualcosa per la vittima ?e per gli animali è più piacevole essere sgozzati da una lama anzichè da un proiettile? e per un albero essere abbattuto dalla sega elettrica anzichè da un’ascia di pietra?il risultato è sempre quello,morte ,distruzione.e nel sud-est asiatico non hai visto niente che ti abbia mostrato la crudeltà e la prevaricazione della specie umana verso le creature più deboli?
    Veruska:anch’io ho in mente quella frase di Matrix,ed è vera .la cosa brutta è i virus non hanno un cervello,ma gli umani si .

    Reply
  65. non penso proprio che tutt* desideriamo qualcosa in piu di quello che abbiamo/siamo, io per prima ammetto in tutta onestà che non mi interessa in modo alcuno vivere in una villa, avere tanti soldi, e questo tipo di cose. Ho scelto la mia vita e non la cambierei mai. Sai che, riprendendo l’esempio degli aborigeni (ancora una volta, lo scelgo perché lo conosco), attualmente sono pochissimi ad essersi integrati nella società coloniale? Lavoro, casa, asfalto, automobili, soldi, tutto questo è completamente estraneo, alieno alla loro concezione di vita. Non desiderano NIENTE di quello che noi consideriamo ricchezza semplicemente perché non lo concepiscono. Se tu la pensi cosi, scusa se te lo dico, è solo perchè hai una visione profondamente eurocentrica, ma cerca di capire che l’umanità è estremamente varia e con essa cambiano prodondamente valori e visione delle cose.

    guerra, prevaricazione, caccia, distruzione degli alberi… ma scusa, lo sai che l’essere umano è un animale? E lo sai come vivono gli animali allo stato selvaggio? Non esistono le piante con le scatolette di cibo per gatti, gli animali cacciano, rovinano habitat, uccidono brutalmente , fanno soffrire i piu’ deboli, abbandonano l’anello debole del branco. Hai mai visto un pezzo di bosco dopo il passaggio di cervi o cinghiali? Io sono selvicoltrice, nel bosco ci ho vissuto e lavorato per anni, i danni che fanno sono considerevoli. Hai mai visto un leone che caccia una gazzella? Io mai dal vivo, ma non penso che ci vada leggero, e non credo si assicuri che sia morta prima di iniziare a divorarla. Una volta ho visto un documentario su una specie particolare di pinguini che per attirare le femmine dovevano costruire il nido piu bello con delle pietre. Un pinguino andava a cercare le pietre, mentre un altro attendeva che il primo partisse per rubarle al vicino dal suo nido in costruzione.

    Non sto dicendo che questi gesti sono paragonabili alla creazione di centrali nucleari o all’olocausto, sto dicendo che la natura non è fatta di amore e pace… ma di lotta alla sopravvivenza, la legge del piu forte non è un’invenzione. Gli altri animali non si fanno problemi a “prevaricare” i piu deboli, ma sono anche capaci di grandi atti di solidarietà. Generalizzare non è mai buono. E attenzione, NON sto giustificando le azioni nefaste e nocive degli umani, anzi sono la prima a condannare le ingiustizie, ma non per questo posso affermare che certi comportamenti istintivi appartengano solo all’essere umano e non agli altri animali.
    Poi appunto, che l’essere umano per moltissimi motivi storicamente determinati abbia oltrepassato il limite è chiarissimo…

    Reply
  66. Scusate ragazze ma oltre a sentenziare che gli esseri umani fanno schifo e che abbiamo fatto un casino orribile, cosa fate? Alla tua domanda rispondo così: se siamo qua qualcosa di positivo stiamo faccendo credo,tutti..nessuno di noi qua vive senza dare “fastidio” alla Terra,noi purtroppo non siamo aborigeni,viviamo in questa realtà e sono certa che ognuno di noi qui su VB fa qualcosa di positivo. Solo il fatto che trasmettiamo il messagio di veganismo trovo positivo. Anche solo il fatto che usiamo il computer,wi-fi,cellulari ecc ecc inquiniamo…ancora una volta mi trovo d’accordo con Madda.

    Reply
  67. personalmente trovo che già con la nostra scelta di vivere Vegan (al di là di ogni personale motivazione) in fondo stiamo già facendo qualcosa. Personalmente ogni giorno cerco di sorridere a Tutti e esser sempre positivo e trasmettere positività nonostante anche per me le difficoltà della vita ci siano eccome. Cerco di dare sempre e comunque tutto il possibile e non chiedere mai. Queste due piccole cose seppur difficili mi fanno stare veramente bene

    bless and love!

    Reply
  68. gli animali non umani uccidono per sopravvivere e per istinto,gli umani per divertimento e con crudeltà.e non penso che gli animali distruggano habitat( mi sembra di sentire la storiella che ci propinano i cacciatori che vogliono sparare ai cinghiali “perchè distruggono i campi”) :questo è un problema che si è creato quando abbiamo cominciato a adattare l’ambiente a noi (e quindi anni e anni fa.. anche se ora lo facciamo in modo osceno e spero non irreversibile!). e penso che anche le tribù più “semplici”,se posso usare questo termine,per ottenere qualcosa che interessa,siano disposte a prevaricare gli appartenenti a un’altra tribù.
    penso, El-ahrairah,che rimarremo ognuna con il proprio pensiero,ma spero che tu non pensi davvero che tutto il male sia solo dell’umanità “bianca e occidentale”perchè se fosse così il resto del Mondo sarebbe un’oasi di pace e amore.
    P.S. mi incuriosisce la vita di comunità…

    Reply
  69. Nemmeno gli esseri umani in una condizione naturale ucciderebbero per divertirsi ma per sopravvivere. Per cosa pensi che lo facciano le tribù?? Per farsi la borsetta di coccodrillo? Gli animali selvatici rovinano eccome il bosco, non lo dico tanto per dire ma perché appunto nel bosco ci ho lavorato, e non ti sto parlando di campi coltivati ma di natura incolta. Prima di sparare sentenze ti consiglio di farti un giro nel bosco e vedere con i tuoi occhi come sono ridotte certe piante. E ti prego di non paragonare quello che ho scritto a come si giustificherebbe una cacciatrice, dato che prima di tutto non lo sono ( infatti sono vegan a) e secondariamente non l’ho detto per sostenere che i cinghiali o i cervi che rovinano parti del bosco sono cattivi e da abbattere, ma unicamente per far notare che certi comportamenti esistono anche nei non umani. Certo che la rivalità fra tribù esiste, come esiste quella tra due branchi di non umani, un esempio banalissimo? Due maschi che si battono per la femmina, non ti sembra prevaricazione questa? Certo è istinto, ma non capisco perché non credi che al l’essere umano non sia rimasto niente di istintivo. Io mi sento molto animale. E non ho mai detto che il resto del mondo è perfetto ed è pace e amore. Ho detto che sono esistite o esistono tuttora delle realtà che hanno un rapporto diverso con la natura. E ho detto che se oggi la situazione è questa le responsabilità sono da attribuire in modi diversi e non a tutti gli umani in modo uguale. Comunque sono stufa che tu continui a fraintendere (non so se tu lo faccia appositamente o meno) quello che scrivo e a non avere una minima apertura al dialogo, speravo che questa discussione potesse portare a qualcosa di positivo ma non è più così. Peccato. Il mio non è un pensiero che custodisco ciecamente senza voler sentir ragioni, le mie sono banalissime constatazioni di fatti che ho potuto osservare direttamente o studiato. Non sono idee campate per aria. Saluti

    Reply
  70. ragioniamo un secondo ragazze: tema: l’esser umano e il rapporto con la carne. riguardo all’adattamento e all’aver appreso il consumo di carne e quindi la caccia per procurarsela al di là di ogni teoria scientifico-storica io penso che l’unico modo per poter capire i perché e i percome sia poter tornare indietro millenni e milioni di anni e “viverci” a contatto. Ok direte voi “basta vedere le tribù attuali”…..secondo me no, noi e queste tribù siamo volenti o nolenti in risultato di millenni di evoluzione e quindi ne portiamo i segni e i cambiamenti a essa dovuti.
    Poiché personalmente penso che se l’uomo primitivo incominciò a consumare carne perché non poteva più fare altrimenti, vuoi per le glaciazioni, vuoi per chissà quali motivi e, lo spirito di sopravvivenza lo ha portato a fare quello per la sopravvivenza della razza allora è un discorso che posso accettabilmente capire, altrimenti non saremmo qui a parlare non trovate!?
    Ok che poi nel corso dei millenni postumi il discorso è degenerato e stravolto ma se il principio fu quello davvero?

    madda, El, posso darvi un consiglio fraterno!? Dimenticate questa discussione per oggi e per domani, cancellatela proprio dai vostri pensieri e lunedì con animo sereno rileggete tutto ciò che vi siete scritte, e sicuramente troverete moltissimi punti in comune so ciò che dite e pensate. Io lo vedo e lo leggo da “partecipante esterno”….fidatevi di questo Celtico ometto

    bless and love!

    Reply
  71. Luca,ma è ovvio che incominciammo(o proseguimmo?,le scimmie uccidono per sopravvivere???) a uccidere per sopravvivere,ma ora …ora…
    tranquillo,non intendo bisticciare,tanto so che ognuna rimarrà delle proprie idee.
    che gentile che sei…grazie.

    Reply
  72. in relatà si madda, alcuni tipi di scimmie sono carnivore e cacciano per sopravvivenza, per sfamarsi e per loro natura. Sono stati osservati e studiati scimpanzé, bonobo cacciare nel vero e proprio senso altri animali e nutrirsene mentre altre tipologie di scimmie se trovano carcasse o resti di carni se ne nutrono, in un certo qual senso sono onnivore

    bless and love!

    Reply
  73. ok.
    penso di fermarmi qui con i commenti,non voglio occupare ulteriormente lo spazio dedicato alla ricetta.(scusa El)…

    Reply
  74. non so perché il mio commento di stamattina sia uscito solo ora. Comunque madda ti consiglio la lettura di Thoreau, Kaczynski ed eventualmente Zerzan…. Cosi per avere qualche spunto in piu. ciao

    Reply
  75. forse..
    ciao 🙂

    Reply
  76. non fraintendo un bel niente.tu pensi così,io penso cosà e basta.e dato che siamo reciprocamente stufe,finiamola qui.

    Reply
  77. l’addomesticamento degli animali e l’utilizzo della loro forza muscolare nei duri lavori, il consumo del loro latte e carni Non sono necessari a noi esseri umani per nutrirci e per sopravvivere. quindi,una dimensione che pare idilliaca -quale quella descritta nelle Considerazioni- è cmq un assoggettamento di animali da parte di un altro animale ,cioè l’uomo.Pertanto vi è un principio di violenza che un vegano rifiuta.

    Reply
  78. Ciao piccbio, mi è arrivata la notifica del tuo commento che mi ha sorpresa non poco dopo la piega che ha preso questa discussione. Quello che scrivi è senz’altro sensato ( anche se non so cosa intendi con utilizzare la forza degli animali… In una azienda agricola gli animali vengono allevati per venderne i prodotti caseari, non per lavorare… Fare fieno -oooops! Come si dice in italiano corretto?- e lavori simili viene fatto tutto a mano… Con tanto olio di gomito) ma per conto mio preferisco non addentrarmi in discorsi che vedono come argomento l’essere necessario per la sopravvivenza. Cosa significa davvero questo? Il fatto di essere vegan non implica il rifiuto del superfluo, anzi mi pare che a volte lo sublimi… Infatti se i prodotti caseari non sono necessari che bisogno c’è di farne la imitazione versione vegan? Non dico che sia male, per carità, ma è solo per dire che mi sembra un po fuori luogo, per la mia concezione, parlare di necessario e non. Quello che quotidianamente mangiamo è sempre necessario? Viviamo nel contesto dell’abbondanza, troppe cose sono superflue anche nella vita dei vegan ( esempi lampanti per me sono frutti e verdure fuori stagione che vengono da serre, prodotti esotici ecc…. Che non sono affatto necessari ma vengono largamente utilizzati anche da molti vegan). Credo che ogni contesto abbia il suo conseguente ( ne approfitto ora per raccontarvi un po i risultati delle riflessioni di cui vi ho parlato) , non si può pretendere secondo me che una persona di città che ha supermercati e quant’altro a disposizione tutti i giorni mangi le stesse cose e abbia le stesse abitudini di una che vive in un paese ( e qui cito quello in cui sono cresciuta io) a 1100 metri di altezza, dove non ci sono negozi veri e propri ( un panettiere che ha anche prodotti alimentari di altro genere), in una zona abitata principalmente da contadini o artigiani…. Non dico che mangiare prodotti caseari sia un obbligo ma sinceramente l’alternativa mi sembra forzata, una si adatta all’ambiente che la circonda, non puoi andare a fare la spesa sempre in città e avere il lusso di poter scegliere su uno scaffale quello che vuoi…. Noi ad esempio ( papà, mamma, tre fratelli maschi e io ) mangiavamo sempre le stesse cose, ovvero quello che ci dava l’orto, la polenta, patate, e i prodotti dell’azienda dei miei ( più un altra cosa che non voglio scrivere perché urterebbe… ) e ho iniziato ad essere vegan quando a casa ho iniziato a starci davvero poco… A dirla tutta mi sembra meno dannoso questo piuttosto che sostenere un commercio che si serve di manodopera a basso costo, sfruttamento (animale , cioè che proviene da industria e non fattoria di montagna, e umano, che si tratti di braccianti, commesse/i che vendono i prodotti, lavoratori nel sud del mondo, e tantissimi altri) e rovina della terra e del suo ecosistema…. Poi quello che scrivo è relativo, si può benissimo pensare di vivere di porri e patate e polenta per 4 mesi l’anno, ma era per spiegare che la vedo un po più sensata di consumare alcuni prodotti in determinati luoghi e contesti. Scusa, spero di essermi espressa con chiarezza…. Voglio dire che per me è importante che l’essere umano re impari a vivere con quello che l’ambiente gli mette a disposizione, che sia in montagna, al mare, sull’altipiano o altrove… Ecologicamente ed eticamente parlando, ovviamente.
    per quanto riguarda la violenza, cara piccbio di violenza io ne vedo talmente tanta e talmente subdola… Il lavoro è violenza, le istituzioni sono violenza, il razzismo/sessismo/specismo/omofobia sono violenza, soffrire per un po di dignità è violenza…. Il fatto che tu abbia scritto ” l’uomo” , per me, è violenza. Per essere coerenti (che è sicuramente difficilissimo) bisognerebbe rifiutare tutto ciò in blocco, cominciando dalle cose più gravi, credo. E non penso che una azienda di montagna sia la prima cosa da condannare, nemmeno per un* vegan. Però naturalmente questo dipende dalla sensibilità di ognun* di noi…. Un saluto a tutt*, aggiungo anche che non ho affatto cambiato la mia alimentazione ehhh!!! Sono sempre vegan e non sento il bisogno di mangiare diversamente, mio figlio è freegan di principio ( ma vegan di fatto ) così come lo sarà mia figlia quando inizierà a mangiare, e freegan lo è pure il mio compagno. Solo mi piace avere un po di spirito critico e non giudicare tutte le situazioni in modo uguale e standardizzato, ogni contesto merita la sua analisi…. Un bacio!!! El ahrairah

    Reply
  79. Ah scusate per dovere di onestà mi sono dimenticata di citare, fra i cibi a disposizione dove ho vissuto, i frutti selvatici del bosco ( funghi, castagne, more) e le erbe selvatiche e fiori ( ortiche, tarassaco, cicoria, ecc) , che comunque non ci sono tutto l’anno. Ciao!

    Reply
  80. Prometto è l’ultimo! Volevo aggiungere che bisogna rendersi conto che il cibo ha anche un costo considerevole, soprattutto se non viene dal territorio in cui vivi e deve essere trasportato… Ad esempio qui da noi ( non so come funziona in Italia ) i/le contadin* di montagna riescono a campare soprattutto grazie ai sussidi statali ( non di tipo sociale.. Ma che fanno parte appunto della politica di salvaguardia e sostegno alle attivita diciamo economiche di montagna) , materialmente non si possono avere abitudini alimentari troppo pretenziose… E lo stesso vale in altri contesti, dove ci si deve accontentare di quello che si ha…. E in molti casi si tratta anche di prodotti animali, e in ogni caso sempre di roba che si produce in prima persona. Penso alla mamma del mio compagno che vive vicino a ramallah, si scambiano frutta e verdura tra vicini secondo le coltivazioni ( la loro alimentazione si basa molto su legumi e verdura) e ogni famiglia ha animali cosiddetti da cortile che permette loro di mangiare tutti i giorni… Io parlo di quello che conosco, poi ci sono mille altri contesti simili ovviamente! Ciao!!!!

    Reply

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Vai alla barra degli strumenti