La scoperta del Camote (al horno)

Di ritorno dal mio viaggio vi porto un simbolo per eccellenza della tanto venerata Pacha Mama (Madre Terra)..cuochi e cuochine ecco a voi..la PATATA!! Sia in Perù che in Bolivia si trovano infatti innumerevoli qualità di patate (anche se il modo più facile di trovarle in giro è..fritte!!) e quella che vi presento con somma soddisfazione è il Camote, la patata dolce (e credo che a Nello piacerebbe un sacco!). cam1

La prima volta che ho incontrato questo dolce tubero era bollito, in un ristorantino vegetariano, e al secondo assaggio me ne sono innamorata (il primo infatti “fa un po’ strano”). Prima della partenza ho deciso allora di comprarne un po’ al mercato, per portarmi dietro una piccola parte di quelle splendide terre..e la signora peruviana seduta accanto a me sull’aereo mi ha consigliato di non bollirle ma di farle al forno, così, in tutta la loro semplicità..senza olio e senza niente..

camcruIngredienti

4 camote

forno caldo

1 ora di pazienza

Procedimento

Lavare le patate senza sbucciarle, avendo cura di togliere tutta la terra. Fare dei tagli trasversali e profondi ad ogni patata. Disporle in una teglia e mettere in forno caldo per un’ora. Aprirle nel mezzo e mangiarle così, con le mani, levando la buccia via via. Una goduria…provecho!

Il consiglio della signora meritava davvero di essere seguito, fatte al forno così non avevano niente a che vedere con quelle che avevo mangiato bollite. Per me è stato un tale momento di estasi che il mio onnivoro me ne ha ceduta una delle sue. Il sapore e la consistenza sono qualcosa di incredibile, il dolce sembra quasi di castagna. Il colore poi è uno spettacolo, quella della foto è gialla, ma una era arancione (acceso, quasi tipo zucca!) e un’altra rosa (quasi fucsia!). Ma ahimè il momento mistico mi ha impedito di fotografarle e non posso riportarvene testimonianza!

Ecco tutte le altre cose con cui ho cercato di trattenere con me tanti piccoli pezzetti di viaggio:

productosFichi d’india, avocado, peperoncino in pezzi, pasta di cacao pura per cioccolata in tazza (ma credo vada bene anche per i dolci..proverò, proverò!), sale boliviano, 7 harinas (quinoa, trigo (grano), cebada (orzo), maìz, aba, maca, kiwicha (amaranto)..me le ha consigliate un ragazzo conosciuto nello stesso ristorantino del camote, è un misto di farine molto energetiche e proteiche, si può magiare anche così oppure un cucchiaino nello yogurt, nel latte, nelle zuppe…), foglie di coca per fare il mate (la mia colazione laggiù), bustine già pronte sia di foglie di coca che di trimate (camomilla, anice e coca tutte insieme), peperoncino dolce in polvere, marmellata di sauco (sambuco nero), e al centro regna sovrana la quinoa..non potevo non portarmene un po’!! In realtà volevo che fosse proprio una ricetta a base di quinoa ad accompagnare il mio ritorno ma per adesso preferisco conservarla come un piccolo tesoro, visto che ho fatto scorta in loco delle sue proprietà con svariate zuppe e zuppette! e poi se penso al significato che laggiù assume questo cereale, fonte di sussistenza e alimento sacro, mi piace poter trattenere il più possibile tutta l’energia della Pacha Mama racchiusa nei suoi chicchi..insomma per la sopa de quinoa dovrete aspettare ancora un po’!

Appena ho sistemato le foto posterò il reportage di Comida Vegana che ho fatto apposta per voi..mi siete mancati davvero tanto..e vi ho pensato così tante volte (almeno 2 volte al giorno..pranzo e cena!)..perchè la vita da vegan non è stata molto facile..m’è toccato essere piuttosto tollerante…

**aggiungo questa nota perchè vorrei dedicare la ricetta alla popolazione di Cusco, dove proprio due giorni dopo la nostra partenza le forti piogge hanno creato allagamenti e frane, portandosi via molte di quelle umili abitazioni di argilla..purtroppo il toro sui tetti non è bastato a proteggerle.. Alcuni ponti sono caduti e tantissimi turisti sono rimasti bloccati per giorni sul Machu Picchu (abbiamo avuto fortuna, per poco ci sarebbe toccata la stessa sorte..noi eravamo lassù il venerdì e la domenica è successo tutto) ma al telegiornale hanno parlato solo di questo, sorvolando sulla gente comune..

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Renata Balducci, presidente di Associazione Vegani Italiani e fondatrice di Veganblog
  1. Fa sentire più ricchi portarsi dietro qualcosa che ci ricorda il posto dove si è stati in viaggio. E ci dimostri che questo vale anche per sapori e odori.
    Certo che essere vegan fuori casa già dev’essere complicato, non oso immaginare in viaggio. Ci vorrà molta pazienza immagino

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  2. Buenos dias mi amor!
    Ben tornata! Ho voglia di riabbracciarti e di passare ore ed ore ad ascoltare le splendide avventure vissute.
    Intanto ti ringrazio per questi doni mattutini..
    Buona giornata. giù 😉

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  3. che bello!
    che belle patate! adoro le patate cotte cosi’ nel forno. certo che le tue devono essere state davvero fantastiche!
    si sente l’aroma dalla foto e dalle tue belle parole ricche di entusiasmo .. immagino sia stato un gran bel viaggio 🙂

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  4. prima di tutto buon fatto viaggio e bentornata!!!

    ma che bella patanona 😳
    o meglio: ma che bella camotona 😳

    mi piace tantissimo la foto con tutto ciò che hai trovato lì 😀

    ..a proposito di quinoa, oggi me la preparerò per pranzo, seguendo una ricetta di Chicca 😀 non l’ho mai mangiata…

    anche tu ci sei mancata!!!
    aspetto il reportage 😀

    W LA CAMOTE 😳
    …e w la pacha mamma 😳

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  5. @Gianluca: prima cosa benvenuto..e poi sì i sapori contano tantissimo, è questione di un attimo ma che è capace di riportarti indietro più di una fotografia! è stato piuttosto faticoso, non solo per le abitudini alimentari del luogo ma anche per convivere con il mio onnivoro che non poteva sempre venire a mangiare nell’unico ristorante vegetariano che via via trovavamo in ogni città (è già qualcosa!)m’è toccato scendere a compromessi, e i derivati spesso mi sono toccati..tra un pianto, un lamento e un pensiero a veganblog!
    @Neofrieda e Infinita1ben: ..sospirone…
    @julie: tesorina ti aspettavo alla cena vegana al circolo, come mai non c’eri? è stato un successone!! Una volta se ne fa una io e te ci stai? A presto!!
    @Benny: ma infatti ho pensato che la dritta della cottura così vale anche per le patate “nostrane”..voglio provare, ma queste erano super!
    @Nello: Grazie, mangiala la quinoa che fa tanto bene!! e mentre avrai davanti il tuo abbondante piattozzo pensa alla Pacha Mama che ci regala ogni giorno tanti bei doni! Nella foto ho messo anche qualche oggettino che abbiamo comprato..il toro è il mio preferito (è anche il mio segno zodiacale) a Cusco lo mettono sui tetti delle case perchè protegga la famiglia..

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  6. Bone la patate dolci! ma sono come quelle americane? Bentornata!

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  7. che buone le patate dolci, a volte anche qui si trovano, un po’ care ma le ho volute riprovare perché non le mangiavo da quando avevo 6 anni 🙂 certo che hai portato un tesoro indietro!

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  8. @Cri suppongo di sì, non le ho mai mangiate..
    @Tecla se mi capita di ritrovarle almeno una volta le comprerò sicuramente, alla faccia dei km 0..eh, ad avere più spazio avrei portato molto di più, volevo prendere anche delle belle pannocchione di mais ma erano piuttosto ingombranti!

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  9. Bentornata, con quante belle novità! racconta, racconta!
    Naturalmente per la serie coincidenze ho una batata che mi aspetta tra le verdure!
    Io penso che ne farò delle chips, l’idea l’ho trovata nel blog onnivoro del Cavoletto… vedrai che carine e che bone…
    Al forno le ho provate ma mi hanno soddisfatto meno… magari ci riprovo…
    😉

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  10. anche io sono dl Toro e mi rispecchio completamente nel mio segno zodiacale 😀
    a proposito di toro, siccome sono registrato su agireora, tra le mie varie segnalazioni (circhi, corride, ecc ecc), quella che mi fu presa in considerazione fu proprio una protesta da me segnalata sull’uccisione di alcuni tori da parte di un babytorero prodigio del messico.

    che bella la tradizione di Cusco 😀

    …con calma dopo mi rileggerò di nuovo il tuo post perchè stamattina l’ho letto di sfuggita…

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  11. mamma mia la quinoa, stasera mi farò le palline ricopeerte di spinaci ecc prese qui, anch’io al ritorno da brasile mi porto sempre un sacco di robette,banane di ogni formato, cocco verde, mamam otttimissimo e poi mate leo caffe cacao e simili

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  12. Il bottino di viaggio! E queste patate sono particolari. Già me le immagino quelle fucsia e arancione. 😉 Stasera anch’io mangerò patate, locali però.

    Nello: brutta storia la tradizione dei baby toreri. Quello di cui tu parli mi sembra sia stato bello che incornato (episodio del 2007). O forse è un’altra persona. Ma la sostanza resta la stessa.

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  13. Non vedo l’ora di vedere il reportage completo 🙂 Quando mi capita di vedere dei documentari dove fanno vedere i mercati pieni di verdure e cose strane dell’altro mondo divento matta 🙂 Invidio bonariamente il tuo viaggio 🙂

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  14. no Andrada, è un’altra situazione. Non scendo nei dettagli perchè è un pò crudele 🙁 Ma la cosa triste è stata l’ovazione della stampa locale ed estera verso questo “bambino prodigio”

    xrumor. che bella l’esperienza sull’aereo con la signora:-D
    mi racocmando man mano che usi questi alimenti, pubblica le ricette. Sono curioso 😀

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  15. Veganblog è proprio una fucina di sincronicità, sarebbe proprio da studiare questo fenomeno…
    Claudia torna dal Sudamerica con pacchi di quinoa e Nello è pronto appiccicato alla sua ricetta con la quinoa risaltata! e poi si scopre che siete pure dello stesso segno zodiacale!
    E allora visto che Claudia cita le corna bovine che a Cuzco si mettono sui tetti come protezione vi ricordo che anche in Europa si faceva lo stesso nell’epoca neolitica, erano un’emblema di protezione nelle grotte-sepolture (ne abbiamo esempi in Sardegna) e anche sul tetto dei templi (ci sono tanti modellini in argilla soprattutto della cultura Cucuteni in Romania). E il gesto tutto italiano delle corna probabilmente l’abbiamo ereditato da quei tempi lì!
    Mi dispiace molto che nel caso dei poveri abitanti di Cuzco non abbia funzionato… ma certo il nostro sterminio di milioni di bovini avrà un po’ indebolito le possibilità protettive di questi animali nei nostri confronti, no?
    😉

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  16. e poi guarda questo ‘horno’ (ma anche forno) che fa rima con corno!
    😉

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  17. mariagrazia non sapevo la “vera” tradizione.
    Ora che ricordo bene, anche mio nonno aveva una testa con le corna esposta davanti casa sua. Gliela portò mia nonna dalla calabria. Avevo proprio dimenticavo questa cosa, e me l’hai fatta ricordare. Ricordo anche che mio nonno la tinse di rosso, e tutte le volte che bussavo a casa di mia nonna, quelle corna mi mettevano paura, perchè mi ricordavano il “diavolo” O__o

    cmq spero che la tradizione continui, ma usando non so corna di plastica o altro materiale. Così oltre a “proteggere” le famiglie tuteliamo per prima la vita di altri esseri viventi 😀

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  18. @Biancamaria: che bello dev’essere anche il Brasile! ma non ho idea di cosa sia il mamam..
    @Andrada: sì, è proprio un bottino..c’è anche qualcosa che forse non avrei potuto riportare indietro..ma ci abbiamo provato lo stesso..come avrei fatto senza il mate de coca??
    @Chicca: il mio reportage è proprio sui piatti vegan che via via riuscivo a mangiare ma se ti piacciono i mercati metterò qualche foto in più!
    @Elettra: ..sospirone..
    @Mariagrazia: i tuoi post hanno la qualità di arricchire culturalmente o spiritualmente qualsiasi cosa! è interessantissima questa tradizione “torera” non la sapevo e mi informerò meglio, grazie.. e poi bhe la rima baciata horno corno è strepitosa (sebbene in horno la o sia chiusa!)
    @Nello: certo finchè si tratta di tori di argilla va tutto bene..se si inizia a pensare agli scalpi un po’ meno..

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  19. beh dai ci possiamo accontentare di questa rima non convenzionale!
    Ti ringrazio per il gradimento delle mie noterelle, le corna sono collegate dalle civiltà neolitiche europee alle fasi lunari, crescente e calante! (e quindi alla ciclicità… ma è un discorso non da chat, fai bene ad informarti!)
    un baciotto
    😉

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